Giulia Bongiorno se ne sta appoggiata ad una parete dei monumentali spazi del secondo piano della Cassazione; eleganza sobria, scarpe basse sportive di colore beige chiaro, pelle Camay, occhi intelligenti e ridenti in perenne moto, sta sfogando la tensione che precede ogni processo penale. Non traspare, ma anche lei è umana, contrariamente a quanto sembrò nel corso dell'intervista "barbarica" da Daria Bignardi su La7 del 2006. "Sarà dura" mi sussurra ma penso che si riferisca alla sua attività parlamentare: stanno per iniziare con il Professor Glauco Giostra, ordinario di procedura penale, e con il Dott. Pietro Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia, le sette audizioni in Commissione Giustizia alla Camera sul ddl-intercettazioni e quella ragazza che non dimostra i suoi quarantaquattro anni suonati il 22 marzo scorso ne è la navigata Presidente.
Celebre penalista, ha difeso, nella miriade di clienti, Giulio Andreotti, Sergio Cragnotti, Piero Angela, Clementina Forleo, Francesco Totti, tanto da formare una sincretica mescolanza tra politica, industria, tv, giustizia e calcio. Ama (come il sottoscritto: perché i colori in natura sono così pochi?!) gli evidenziatori dei più svariati colori ed i post-it che dissemina all'interno dei fascicoli, incarti ch'è solita divorare in cinque tempi. La prima volta attacca le carte in modo rapido, a sfrondare, la seconda con particolare attenzione, la terza sottolineando a man bassa con gli evidenziatori multicolori, la quarta appiccicando i variopinti post-it, la quinta volta "si può dire di conoscerle se un attimo prima di leggere il rigo già lo si sa a memoria". Le rivolgo un "in bocca al lupo, ti seguo sempre con interesse e simpatia" mentre rifletto sulle rilevantissime responsabilità che le gravano sulle spalle: a Montecitorio Giulia Bongiorno ha in mano i destini della procedura penale, delle indagini preliminari già svolte e future e delle intercettazioni
telefoniche ed ambientali, della sicurezza del vivere civile, della libera espressione del potere-dovere di informazione dei giornalisti, della stessa libertà di voto perché se chi lo esprime non è informato, è come se non godesse proprio del diritto di eleggere i propri rappresentanti. Ciò nonostante è rimasta una ragazza semplice che vive il suo tempo in modo schietto: sa di buono. Due battute con la battagliera ed al tempo stesso mite principessa del foro, uno scambio di "in bocca al lupo" e me ne vado alla Quarta Sezione stringendomi nella mia toga di marca Fraizzoli ove mi attende un omicidio colposo che più complesso e rognoso non si potrebbe e non ho con me neppure la bavagliola bianca che in Cassazione tutti indossano. Questa pettorina bianca (che poi nel tempo ingiallisce mentre il legale imbianca ed alla fine non si sa chi dei due sia più antiestetico) mi è stata sempre antipatica in special modo per le sue mille pieghe ed i pizzi incongrui.
Giulia Bongiorno rimane in disparte, mentre l'Avv. Buccico scalda i motori per un'arringa tranquillizzando un giovane patrocinato e tiene un ammirato comizio (nessuno fiata) avanti ad un crocchio di avvocati che fanno capannello. Per ingannare l'attesa un anziano collega mi racconta di mantenere l'iscrizione all'Albo Avvocati di New York ove cinquant'anni fa guadagnava bei soldoni in vagonate di biglietti verdi da venti dollari (quelli da cento erano rigorosamente controllati dalla Polizia) difendendo narcotrafficanti colombiani che dimostravano di apprezzare le sue eccezioni procedurali con le quali spesso riusciva a provocare l'annullamento dei decreti di arresto e dei mandati di cattura. Ha la pelle con le macchie dell'età anziana, lo osservo con curiosità e con tenerezza; deve avere molto più di ottant'anni. Io in realtà ho altro per la testa: ho curiosamente notato che alla statua di Marco Tullio Cicerone (i legali più avanti negli anni lo abbineranno più alla "marca - Cicerone" rossa e blù che all'autore del "De Oratore") posta dal lato principale del "Palazzaccio" (fronteggia il Tevere ed il Ponte Umberto I da cui poi si accede a Piazza Navona ove oggi, 1° luglio 2010, si terrà dalle ore 17 alle 21 la manifestazione nazionale di protesta contro il ddl-intercettazioni) manca il dito mignolo destro! Effigiato nella posa di accompagnare la parola illuminante con la mano destra protesa in avanti, Cicerone è mutilato; quale danno biologico, che danno alla vita lavorativa specifica ed alla capacità produttiva per colui che regnava sovrano nel Foro: per lui COMMUOVERE, DILETTARE, CONVINCERE erano i tre grandi elementi del dibattimento. Per contro, Camillo Benso Conte di Cavour troneggia dirimpetto alla parte retrostante del medesimo Palazzaccio, ove ora si entra superata la guardia della Polizia Penitenziaria; senonché, Piazza Cavour è ora calata di livello per via dei lavori di realizzazione di un ampio parcheggio interrato. Talché, si scorge Cavour sospeso in aria su un trespolo a mo' di palafitta. Difendere in Cassazione è bello: la Presidente di un Collegio tutto pressoché al femminile ascolta interessata quel che ho da dire e la Relatrice si è letta con cura il mio ricorso; abituato alla dilagante sciatteria ormai invalsa avanti a taluni magistrati di merito la soddisfazione non è da poco. Nel frattempo le Sezioni Unite stanno sfornando freschi principi giuridici nomofilattici che di certo leggerete su questo documentatissimo Portale ed il Primo Presidente Vincenzo Carbone con orgoglio frammisto a mestizia prepara, nella sua stanza presidiata da un carabiniere con una spada lunga un chilometro, il suo congedo di fine mandato. Tutto è pronto per la cerimonia di saluto a colui che, in virtù di un'ottima organizzazione, ha abbattuto l'arretrato portando all'udienza del 23 giugno scorso fascicoli incardinati sia nel 2009 che nel 2010; sicuramente si schiuderanno altri incarichi di prestigio per il Dott. Vincenzo Carbone. La giornata volge al termine mentre la Polizia Penitenziaria al tornello d'ingresso ha il suo daffare con un tizio buffo che vuole entrare per andare a consumare qualche cosa al bar della Cassazione. Opinione minoritaria ma rispettabile: la Corte di Cassazione concepita a mo' di caffetteria; alla fine, un po' basiti ed un po' divertiti, gli Agenti tirano fuori un pass visitatore: che si vada a consumare il suo meritato e buon caffè da €0,80. Ma nessuno pensa al grande Arpinate, maestro delle mnemotecniche, che se ne sta senza dito mignolo al pubblico ludibrio.
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