Non sono ammesse le battute pesanti in caserma nei confronti delle colleghe del gentil sesso. Lo afferma la Corte di Cassazione (sentenza 4599/2010) spiegando che in caso di espressioni idonee a ledere la dignità della persona, non sussiste alcuna esimente anche se i fatti si sono verificati in un ambiente militare. Nel caso esaminato dalla Corte, un militare aveva offeso due giovani donne all'inizio della carriera militare con gesti e frasi inequivocabilmente offensive. Dopo la condanna da parte dei giudici di merito, l'imputato si è rivolto alla Suprema Corte affermando che le frasi e i gesti "incriminati" sono avvenuti in un ambiente militare dove non si può fare distinzione, quanto a spirito militaresco, tra militari di sesso maschile e militari donne. Inoltre l'imputato avrebbe trattato le due ragazze come parte integrante del gruppo utilizzando atteggiamenti solitamente tollerati dai militari. Di divero avviso la Corte che ha respinto il ricorso condannando altresì il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di 1.000 euro alla Cassa delle ammende

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