La sentenza della Corte Suprema è giunta a ribaltare una precedente decisione d'appello che aveva spiegato l'esatto contrario: nonostante i documenti pubblici siano a disposizione di chiunque, la stessa sorte non toccherebbe ai metadati.
La nuova visione dei supremi giudici statunitensi è risultata opposta, risolvendo una causa legale che risale al 2006. Un agente di polizia del dipartimento di Phoenix era stato degradato dopo aver denunciato ai suoi superiori comportamenti poco ortodossi da parte di alcuni suoi colleghi. L'agente aveva sospettato che l'abbassamento di grado fosse il risultato di una ritorsione nei suoi confronti, chiedendo ai superiori la possibilità di controllare i report relativi al caso. I dubbi del poliziotto, in pratica, consistevano nel fatto che i più alti in grado avessero screditato la sua condotta solo dopo la spifferata sui colleghi.
I metadati non erano dunque stati forniti, scatenando la causa giunta fino al supremo giudice Scott Bales. "L'idea che le autorità pubbliche possano trattenere le informazioni collegate ad un documento elettronico è piuttosto illogica, nonché contraria alle policy di trasparenza sottolineate dalla legge in materia - ha scritto Bales - soprattutto perché le autorità sarebbero obbligate a fornire le stesse informazioni se scritte a mano in un documento cartaceo".
Mauro Vecchio
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