Se avete un nonno italiano, ma siete nati all'estero, potete diventare cittadini del "Belpaese" senza problemi: a dirlo è una sentenza della Corte di Cassazione. Le sezioni Unite Civili hanno accolto il ricorso di una signora egiziana, la signora Miriam E., nata nel 1962 con una nonna italiana che però aveva perso la cittadinanza italiana per aver sposato un egiziano. Gli Ermellini hanno infatti stabilito che "la titolarita' della cittadinanza italiana
va riconosciuta in sede giudiziaria, indipendentemente dalle dichiarazioni rese dall'interessata, alla donna che l'ha perduta per essere coniugata con cittadino straniero anteriormente al 1 gennaio 1948, in quanto la perdita senza la volonta' della titolare della cittadinanza è effetto perdurante, dopo la data indicata, della norma incostituzionale, effetto che contrasta con il principio della parita' dei sessi e della eguaglianza giuridica e morale dei coniugi". Secondo quanto si legge dalla sentenza infatti, "gli effetti prodotti da una legge ingiusta vengono meno, anche in caso di morte degli ascendenti, con la cessazione dell'efficacia di tale legge" e quindi, continua la Suprema Corte, "riacquista la cittadinanza italiana dal 1 gennaio 1948 anche il figlio di una donna nato prima di tale data e nel vigore della legge 255 del 1912, determinando il rapporto di filiazione
, dopo l'entrata in vigore della Costituzione, la trasmissione a lui dello stato di cittadino, che gli sarebbe spettato di diritto senza la legge discriminatoria; da quest'ultimo quindi lo stato, per il rapporto di paternità, deve trasmettersi a Mariam E.". Dalla vicenda si apprende che la nonna della signora Miriam E., la signora Angelina C., si era unita in matrimonio con un egiziano. Da questo fatto ne era derivata la perdita della cittadinanza italiana in seguito ad una legge risalente al 1912 che, applicandosi solo alle donne, risultava essere fortemente discriminatoria in quanto determinava una disparità di trattamento tra coniugi: questa legge è stata, peraltro, cancellata dalla Consulta per contrasto con gli articoli 2 e 29 della Costituzione
. Nel 2003, la cittadina egiziana, inizia la sua battaglia legale contro il Viminale che aveva rifiutato di riconoscerle lo status di cittadina italiana. La sua battaglia la vedrà soccombente per i due gradi di giudizio: infatti la signora Miriam E. perderà sia in primo grado, davanti al tribunale di Roma e anche in secondo grado, davanti alla Corte d'appello della Capitale, prima di arrivare e vincere la sua battaglia in Cassazione, acquisendo lo status di cittadina italiana con tutti i diritti civili, politici e sociali che ne derivano.

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