Il presidente della Fondazione Ania per la Sicurezza stradale commentando la recente decisione del Gup di Roma relativa al ragazzo che il 22 maggio scorso aveva travolto e ucciso due fidanzati in scooter ha dichiarato 'E' la prima volta che in Italia il responsabile di un incidente stradale, al volante in stato psicofisico alterato, viene dichiarato colpevole di omicidio volontario [...] questa sentenza, scrive un nuovo capitolo nella storia della sicurezza stradale. Salvati chiarisce che non è suo compito esprimere pareri giuridici ma "sul piano sociale e della sicurezza che riguarda tutta la collettività, e' giusto ribadire che, la sentenza
in questione rappresenta una pietra miliare della giurisprudenza in tema di sicurezza stradale'. Ogni anno, spiega, muoiono piu di 5.000 persone sulle strade italiane e, secondo dati dell'Istituto Superiore di Sanità, il 30% delle vittime e' causato da automobilisti alla guida in stato d'ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Per questo - continua Salvati - "riteniamo che la sentenza capitolina e la posizione di estrema fermezza assunta dalla magistratura, possano costituire anche un forte deterrente per quanti si mettono al volante in uno stato psicofisico alterato o per quanti adottino condotte di guida del tutto sconsiderate. La sicurezza stradale deve essere un valore in una societa' civile e moderna. Questa sentenza
mostra una forte sensibilità per questi valori e un giusto principio di deterrenza. Come collettività dobbiamo trarne le conseguenze in termini di comportamenti di noi tutti e applicare sempre la regola che chi guida non beve e chi beve non guida'. Il provvedimento dunque ha introdotto per la prima volta il concetto di 'dolo eventuale' del conducente che sotto l'effetto di alcol e droghe trasforma coscientemente l'auto in un'arma impropria, con l'altissima probabilità di provocare delle vittime. "Riteniamo questa sentenza estremamente significativa - conclude il presidente della Fondazione - anche perché diviene automaticamente uno strumento di prevenzione, in quanto trasferisce nella collettività la percezione della certezza della pena'.

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