Per la Cassazione 85/2003 i medici sportivi nell'eseguire i controlli sulle condizioni di salute dei giocatori hanno un dovere di diligenza maggiore rispetto a quanto richiesto ai medici generici
I medici sportivi nell'eseguire i controlli sulle condizioni di salute dei giocatori hanno un dovere di diligenza maggiore rispetto a quanto richiesto ai medici generici. Sottovalutare gli esiti di un infortunio può quindi costare caro ai dirigenti e ai medici delle società di calcio.

Una recente sentenza della Cassazione (n. 85 del 2003) ha infatti condannato una società di calcio a risarcire 300 milioni di lire a un suo ex giocatore per aver omesso un accurato controllo sulle sue preesistenti condizioni di salute.

Il giocatore durante una partita si era rotto il metatarso del piede destro e dall'incidente erano residuati postumi invalidanti che gli avevano precluso la carriera.

I medici sportivi che lo avevano giudicato idoneo a scendere in campo non erano stati informati del fatto che il soggetto avesse una vite ancora inserita nelle ossa ma, secondo la Corte, sarebbe stato loro compito valutare criticamente le informazioni fornite dagli stessi atleti o dai loro allenatori, al fine di poter individuare anche l'eventuale dissimulazione da parte dell'atleta dell'esistenza di condizioni di rischio per la propria salute.


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