Ancora una volta la Corte di Cassazione (sentenza n.30403/2008) torna a dire la sua in tema di "violenza sessuale e capi d'abbigliamento". Già in passato i Jeans sono stati protagonisti di alcune sentenze del Palazzaccio. Ricordiamo che nel 1999 una sentenza della stessa Corte aveva fatto discutere per aver messo in dubbio la possibilità di compiere atti di natura sessuale nel caso in cui la vittima indossi i jeans. In quel caso la Cassazione aveva annullato la condanna nei confronti di un uomo accusato di stupro sostenendo che i jeans non potrebbero essere sfilati 'nemmeno in parte" senza la collaborazione di chi li indossa. Questa volta la Corte fa dietrofront e scrive, nero su bianco, che i Jeans non sono "paragonabili" a una specie di "cintura di castita'" e per questo non possono essere considerati un ostacolo alla violenza sessuale
. E così i giudici di Piazza Cavour hanno confermato una condanna ad un anno di carcere inflitta dalla Corte d'Appello di Venezia ad un uomo che, secondo l'accusa, piu' volte 'con violenza aveva compiuto atti di libidine' nei confronti della figlia della convivente, 'toccandola sul seno, sui fianchi, sul sedere e nelle parti intime, entrando con le mani sotto i pantaloni della donna'. Ricorrendo in Cassazione l'uomo aveva sostenuto che la ragazza (una sedicenne) indossava dei jeans ed essendo seduta, sarebbe stato per lui impossibile infilare una mano sotto i pantaloni. La Corte ha respinto il ricorso ed ha chiarito che "il fatto che la ragazza indossasse pantaloni del tipo jeans non era ostativo al toccamento interno delle parti intime, essendo possibile farlo penetrando con la mano dentro l'indumento, non essendo questo paragonabile ad una specie di cintura di castita'".

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