Se i genitori non riescono a rimettere sulla strada giusta i propri figli che si sono macchiati di reati, è meglio che i ragazzi vadano in comunità piuttosto che stare agli arresti domiciliari. E' quanto afferma la Corte di Cassazione (Quarta sezione penale nella sentenza 13170/2008) occupandosi del caso di un pusher minorenne. Secondo la Corte se "l'opera di dissuasione dei genitori" risulta infruttuosa ' meglio l'allontanamento da casa. In precedenza il Gip del Tribunale di Trieste aveva disposto, in attesa del processo, la permanenza in casa per il ragazzo. Il Tribunale della Liberta' per i minorenni però vista la "inefficacia dell'opera svolta dai genitori e dagli operatori" aveva modificato la decisione. Inutile il tentativo di mamma e papà di riavere in casa il proprio figlio, la Corte ha bocciato il loro ricorso ribadendo la necessita' della custodia in comunita'. "In riferimento alle esigenze cautelari - si legge in sentenza
- e' stato dimostrato che non poteva qualificarsi come apprezzabile elemento di novita' la posizione assunta nei confronti del minore dai genitori e dal Sert, considerato che l'opera di dissuasione intrapresa dai genitori si e' rivelata infruttuosa ai fini del contenimento delle spinte criminose del ragazzo, dal momento che quest'ultimo ha continuato, nonostante l'intervento dei genitori, nell'attivita' delittuosa almeno fino al gennaio 2007". La vicinanza e l'affetto di mamma e papa', secondo la Corte, non sono bastati per dissuadere il ragazzo dallo "svolgere attivamente e con continuita' lo spaccio di sostanze droganti verso acquirenti di minore eta', proprio nello stesso periodo in cui si dichiarava pronto a seguire l'opera di rieducazione intrapresa dai suoi genitori". L'unico mezzo dunque per evitare "ulteriori ricadute" è il ritorno "al regime del collocamento in comunita'".

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