La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. n. 3419/2007) ha stabilito che rischia la condanna per maltrattamenti chi costringe un minore a praticare l'accattonaggio. I Giudici del Palazzaccio, nella fattispecie, hanno precisato che "non v'è dubbio che i fatti, così come ricostruiti dal giudice di merito, integrino la condotta tipica del delitto di maltrattamenti, perché lesivi dell'integrità fisica e del patrimonio morale del soggetto passivo, incapace - per la tenera età - di una qualunque reazione autonoma, e tali da rendere abitualmente dolorosa la relazione del medesimo con l'agente" e che risulta "evidente che imporre al minore o anche semplicemente consentirgli un sistema di vita non adeguato alle sue esigenze e anzi in contrasto con queste, lasciandolo esposto sistematicamente ai rischi della vita di strada, all'aggressione dei valori di decoro, di libertà morale, di integrità psichica e fisica ai quali ha diritto, facendogli avvertire il sostanziale disinteresse di chi dovrebbe proteggerlo e avere cura di lui e, quindi, il senso della solitudine e dell'abbandono, significa determinare nella vittima uno stato di sofferenza fisica e morale, avvertito, proprio perché frutto di una condizione abituale e persistente, come intollerabile". La Corte ha infine precisato che non "può evocarsi, per ritenere scriminato o semplicemente attenuato ex art. 62 n. 1 c.p. il reato di maltrattamenti "l'etica dell'uomo", affermata sostanzialmente, sia pure in maniera criptica, sulla base di opzioni sub-culturali relative a ordinamenti diversi del nostro. Tale riferimento a principi di una cultura arretrata e poco sensibile alla valorizzazione e alla salvaguardia dell'infanzia deve cedere il passo, nell'ambito della giurisdizione italiana, ai principi base del nostro ordinamento e, in particolare, ai principi della tutela dei diritti inviolabili dell'uomo sanciti dall'art. 2 della Costituzione
, i quali trovano specifica considerazione in tema di rapporti etico-sociali negli art. 29 ("La Repubblica riconosce i diritti della famiglia…") e 31 (La Repubblica… protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù…") della stessa Costituzione". Con questa decisione la Corte ha confermato la condanna a un marocchino reo di aver costretto il nipote minore all'accattonaggio e incassando il ricavato delle vendite.
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