Presentata interrogazione parlamentare sul requisito reddituale richiesto per la maggiore della pensione d'invalidità che crea disuguaglianze per gli invalidi coniugati

Invalidità: interrogazione sui requisiti reddituali

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Presentata un'interrogazione parlamentare (sotto allegata) alla Commissione (Lavoro Pubblico e Privato), per chiedere un intervento sui criteri reddituali di riferimento per l'attribuzione della pensione d'invalidità.

Gli interroganti rilevano una disparità di trattamento tra soggetti invalidi coniugati e soggetti invalidi non coniugati.

L'art. 38 della legge n. 448/2001 dispone infatti che, per avere diritto alla maggiorazione, sono previste le seguenti soglie reddituali:

  • Euro 8469,63 a titolo di reddito personale;
  • Euro 14. 447,42 cumulato al reddito del coniuge, se il soggetto è sposato.

Ne consegue che il beneficio della maggiorazione risulta condizionato al solo reddito personale del richiedente se questo non è spostato, visto che, se coniugato si deve tenere conto anche del reddito del/della consorte.

Una disparità di trattamento che si chiede al Ministro competente di sanare. Nell'interrogazione si chiede in particolare di conoscere "se il Governo ritenga di adottare iniziative per consentire che il riconoscimento del diritto all'incremento del trattamento pensionistico, ex articolo 38 della legge n. 448 del 2001, venga subordinato al solo requisito reddituale del percipiente l'assegno e non anche a quello risultante dal cumulo con il proprio coniuge."

Tema meritevole di attenzione

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Un tema che, per il sottosegretario di Stato (Lavoro e Politiche Sociali) Rossella Accoto "è meritevole della massima considerazione, trattandosi del riconoscimento, a fini di equità sociale, di ulteriori benefici e agevolazioni a soggetti particolarmente vulnerabili e svantaggiati, che hanno diritto - in ossequio a quanto disposto dalla nostra Carta costituzionale - al sostegno, al mantenimento e all'assistenza sociale da parte dello Stato."

L'incremento "al milione" della Corte Costituzionale

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Non è la prima volta che si chiede di mettere mano alla disciplina della pensione d'invalidità.

La Corte Costituzionale con la sentenza n. 152 del giugno scorso ha abbassato il limite dell'età per l'aumento della pensione da 60 anni a 18 anni. Il requisito anagrafico dei 60 anni è stato infatti dichiarato illegittimo.

Questa decisione ha stimolato il Parlamento, che ha messo in campo delle iniziative finalizzate a livellare alcune disuguaglianze in materia.

  • Con il decreto Rilancio ha individuato "un primo nucleo di risorse finanziarie, al fine di promuovere un'applicazione tempestiva della pronuncia costituzionale."
  • Con il decreto-legge n. 104/2020 invece, "ha previsto, all'articolo 15, l'estensione della maggiorazione economica ai soggetti invalidi civili totali o sordi o ciechi civili assoluti titolari di pensione o titolari di pensione di inabilità, di età compresa tra i diciotto e i sessant'anni, in conformità con quanto disposto dalla citata sentenza."

Da parte sua l'Inps, con la circolare n. 107/2020, ha fornito importanti indicazioni e chiarimenti per ottenere la maggiorazione economica, definendo anche i requisiti reddituali.

Ora non resta che attendere gli sviluppi sui requisiti reddituali.

Leggi anche:

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Scarica pdf Interrogazione in Commissione 21 aprile 2021

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