Il giuramento di Ippocrate è il primo passo che i medici compiono nell'affacciarsi all'esercizio della loro delicata professione. Ripercorriamone le radici

Giuramento di Ippocrate: il testo

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"Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione; di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d'urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall'"accanimento" diagnostico e terapeutico".

Recita così il giuramento di Ippocrate, nel testo moderno in uso in Italia dal 2014 per volontà della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Cerchiamo di comprenderne pienamente il senso.

Cos'è la medicina

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Medicina, dal latino "medicina", in origine "ars medicina", femminile dell'aggettivo medicinus, "pertinente al medico o al curare", è la scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione. [Enciclopedia Treccani]

Nei secoli ha attraversato diverse fasi; la medicina istintiva, frutto di azioni e comportamenti insiti nella natura degli animali superiori, quali, ad esempio, il leccamento delle ferite, l'eliminazione dei parassiti dal corpo e il disbrigo delle occorrenze del parto; la medicina sacerdotale, nata come risposta dell'uomo impotente di fronte alla comprensione dei fenomeni naturali, comprese le malattie che lo colpivano.

Ne derivò la credenza in uno o più esseri superiori responsabili delle manifestazioni della natura: le uniche possibilità di guarigione risultavano essere la preghiera, le offerte ed i sacrifici.

I sacerdoti erano coloro che raccoglievano dai malati e trasmettevano al dio i sintomi, riportandone poi i consigli per le cure.

In contrasto fu la medicina magica, allorché l'uomo pensò di poter intervenire e comandare sui fenomeni naturali: la figura dello stregone e del mago era dunque in netta contrapposizione con quella del sacerdote.

Con l'ampliamento delle conoscenze umane ed il loro approfondimento, l'uomo comprese di non potersi sostituire alla divinità: ebbe dunque inizio una prima discriminazione tra magia e scienza; la medicina empirica, pur non occupandosi di risalire al perché dei fatti osservati, rappresentò un'embrionale constatazione tra causa ed effetto che permise la formulazione di ipotesi successive: il punto di partenza del ragionamento scientifico (medicina scientifica).

Ippocrate e l'ars medica antiqua

La nascita del pensiero scientifico vide in Grecia, con la completa emancipazione del medico dal sacerdote, la definizione del concetto di "clinica": l'ammalato doveva essere esaminato accuratamente; grazie all'osservazione dei sintomi e delle modificazioni del corpo del paziente, si raggiungeva la diagnosi.

Tutto ciò comportò l'introduzione della semeiotica (aggettivo verbale ??????????? "ciò che riguarda l'osservazione dei sintomi", ovvero la diagnostica), la capacità di toccare, valutare la qualità e la quantità delle secrezioni, sentire le differenze tra sano e malato e quindi desumere l'alterazione.

Il medico era un uomo e la sua opera non aveva connotazioni soprannaturali, mistiche od astratte. [1]

I primi testi greci di medicina furono scritti nella scuola di Kos, fondata nel V secolo a.C. da Ippocrate, padre fondatore dell'ars medica antiqua; le sue opere sono raccolte nel Corpus Hippocraticum.

Ciò che si definisce Corpus Hippocraticum è in realtà una raccolta di una sessantina di scritti di argomento medico in dialetto ionico, all'epoca la lingua della scienza, che ricoprono un arco di tempo che va dalla fine del V sec. a.C. al I sec. d. C., che nel corso della storia sono stati collegati in modo diretto od indiretto all'ambiente di Ippocrate.

La raccolta è stata costituita durante il III sec. a.C., allorché le varie opere furono riunite presso la biblioteca di Alessandria e iniziarono ad essere oggetto di studio. [Enciclopedia Treccani]

Il vecchio giuramento di Ippocrate per i medici

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Tra gli scritti etici del Corpus Hippocraticum è da ricordare, in primis, il Giuramento che veniva pronunciato dai medici della scuola all'inizio dell'attività professionale.

Il medico si impegnava ad astenersi da ogni atto dannoso al malato, dalle pratiche abortive, dal veneficio e prometteva solennemente di mantenere il segreto professionale e di considerare sacra la sua arte.

"Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli déi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest'arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro.

Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività. In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.

Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.

E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro".

Più di 2500 anni fa questo breve testo definì la morale della medicina e la guida per coloro che sceglievano questo percorso professionale.

La storia del giuramento

L'Università di Wittemberg, in Germania fu la prima ad incorporare il testo greco nella cerimonia di laurea dei giovani medici nel 1500; ci vollero ancora due secoli prima di garantirne la traduzione e la circolazione in altre lingue e Paesi del mondo. Dalla seconda metà del '900 il testo fu riscritto da Louis Lasagna, rettore della Tufts University School of Medicine di Boston, e la sua versione divenne quella ufficiale per quasi tutti gli Stati Uniti, ufficializzando così un processo iniziato più di 2000 anni prima.

Il giuramento moderno: alcuni di questi principi ed altri più aderenti alle specializzazioni moderne sono stati poi inseriti in codici internazionali di norme etiche per la professione medica, come lo statuto delle Organizzazioni mediche mondiali (1948) e dell'Associazione psichiatrica mondiale (1976).

In alcune scuole di medicina ancora oggi è tradizione che gli studenti pronuncino il giuramento al momento della laurea.

Ippocrate è considerato il fondatore della medicina come scienza: nelle opere a lui attribuite si rinviene infatti una descrizione della malattia come un insieme ordinato di sintomi e della cura come un utilizzo logico di elementi terapeutici correlati ai sintomi.

La medicina ippocratica si stacca quindi completamente da quella sacerdotale e magica e si fonda soltanto sul ragionamento e sull'esperienza.

Due gli elementi fondanti: equilibrio ed umore.

L'equilibrio (kràsis) era il criterio della salute: un corpo sano era un corpo in cui regnava l'equilibrio. Gli umori, ovvero i liquidi organici come bile, catarro e sangue, erano gli elementi fondamentali della fisiologia ippocratica.

Le funzioni normali o patologiche, il benessere o la malattia, corrispondevano ad una situazione di perfetto equilibrio o di squilibrio degli umori, determinati fa tre fattori: ambiente, dieta e traumi; da ciò derivavano le cure che consistevano perlopiù in cambiamenti di dieta ed abitudini del paziente e nella somministrazioni di farmaci.

Ampio spazio avevano erbe e minerali.

Ippocrate, pur conoscendo un numero discreto di semplici medicinali, ne faceva un uso moderato, secondo il suo principio "primum non nocere", detto che si diffuse in tutta la medicina sino ai giorni nostri: non indurre altre malattie con l'utilizzo di terapie non corrette.

Sono quella stessa classe di malattie che la medicina moderna individua come "iatrogene", ovvero complesso delle malattie o lesioni provocate dal medico per imperizia o per errore diagnostico, ma soprattutto come conseguenza dei trattamenti terapeutici, per eccessiva somministrazione di farmaci o per inesatta valutazione dei loro effetti collaterali negativi o, infine, volutamente in base al calcolato rapporto danno-beneficio.

Oggi, in via generale, i casi di responsabilità medica sono quelli connessi alla causazione di un danno iatrogeno, inteso come ogni lesione alla salute psico-fisica determinata dalla colpa del singolo medico, dalla carenza strumentale della struttura sanitaria oppure dalla mancanza di un valido consenso informato.

Fondamentale, nella medicina ippocratica, era il dialogo e l'osservazione dei pazienti: grazie alle domande a loro rivolte ed all'osservazione di visi e corpi, i medici riuscivano a prevedere il decorso della malattia.

Galeno, secoli più tardi, a fronte dell'accusa di stregoneria mossagli per le sue straordinarie capacità prognostiche, rispose che non era uno stregone ma che aveva studiato il Prognostico di Ippocrate. [2]

Medicina e filosofia

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E' importante sottolineare come, nella Grecia antica, forte fu lo scambio e l'influenza tra medicina e filosofia.

Secondo Platone la medicina occupava un ruolo centrale tra le tèchnai, le arti, in quanto si occupava dell'uomo e del suo corpo.

Anche oggi la medicina, prima di essere una scienza, viene considerata una vera e propria arte: non ogni risultato può considerarsi univoco ed i rimedi alla malattia danno origine a risultati statistici che non forniscono mai la stessa identica soluzione.

Nella seconda metà del IV secolo a.C., il prestigio sociale e culturale dei "tecnici", tra i quali i medici, si ridusse rapidamente.

Nel campo del sapere biologico, le maggiori novità giunsero da Aristotele e dalla sua Scuola, il Liceo.

In un'epoca in cui i medici non praticavano dissezione di corpi, né umani né animali, Aristotele, con i suoi studi sugli animali, diede l'avvio agli studi ed alle ricerche anatomiche, influenzando l'arte medica che si dedicò sempre più agli organi e sempre meno agli umori.

Nella concezione aristotelica di medicina a dominare era la causa finale:

· - la forma degli organi dipendeva dalla funzione che dovevano svolgere;

· - la natura non faceva nulla per caso: di ogni parte del corpo era possibile individuare una funzione.

In questo ambiente nacquero la zoologia e l'anatomo-fisiologia comparata.

Tra il 350 e il 330 a.C. Aristotele ed i suoi discepoli accumularono un grande patrimonio di conoscenze biologiche, che consentiranno, all'inizio del secolo III d.C., nell'ambiente del Museo di Alessandria d'Egitto, la trasformazione del vecchio sapere medico in una vera e propria scienza biologica.

Fu infatti Tolomeo, uno degli eredi di Alessandro, a fondare la più grande Biblioteca del mondo ellenistico ed il Museo sopracitato, dove filosofi e scienziati potevano vivere e studiare a sue spese.

La dissezione dei corpi umani

Due medici, Erofilo ed Erasistrato, fondatori della scuola medica di Alessandria d'Egitto, condussero rivoluzionari studi anatomici grazie alla dissezione di corpi umani: scoprirono il ruolo del cervello nel movimento e nella percezione degli stimoli, la differenza tra vene ed arterie, l'importanza, ai fini diagnostici, della misurazione delle pulsazioni e come costruire termometri per la rilevazione della temperatura corporea.

E fu a partire da queste scoperte che nacque la corrente dei "razionalisti" che sosteneva la ricerca e la cura delle cause anatomiche delle malattie senza concentrarsi sui sintomi.

In opposizione, gli "empirici" che affermavano che il sapere tramandato dalla scuola ippocratica, unitamente all'osservazione dei sintomi, fosse sufficiente per la cura dei malati.

Galeno e la medicina sistematica

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Fu, secoli dopo, Galeno Claudio (Galieno), anatomista e fisiologo, nato a Pergamo nel 129-130 d.C. e morto nel 200 circa, considerato, dopo Ippocrate, il medico più illustre dell'antichità, che raccolse ed unificò le conoscenze mediche, teoriche e pratiche, fino ad allora acquisite.

Fondatore della medicina sistematica, passò al Medioevo come l'autore medico per eccellenza, assieme ad Ippocrate.

Autore della ????? ??????? (Ars Medica), trattato, scritto in greco e generalmente indicato col nome di Microtegni, per lungo tempo testo fondamentale dell'insegnamento medico universitario.

L'intento di Galeno fu quello di unificare sapere e pratica medica, trovando un punto d'incontro tra razionalisti ed empirici: ragione ed esperienza. Ragione per conoscere il funzionamento dei corpi e la causa delle patologie, esperienza per comprendere sintomi, decorsi e rimedi.

Coniugò la teoria ippocratica degli umori con l'anatomia; i tessuti composti dai quattro elementi della filosofia aristotelica: acqua (liquido), terra (secco), fuoco (caldo), aria (freddo). A seconda del prevalere dell'uno o dell'altro, gli elementi determinavano l'equilibrio degli umori nel corpo, generando quattro temperamenti: flegmatico (prevalenza di flegma), melanconico (bile nera), collerico (bile gialla), sanguigno (sangue).

Fondamenti della medicina galenica

La terapia doveva tenere conto del temperamento del paziente.

I medicamenti che egli adoperava erano erbe, minerali ed estratti di animali. L'arte della preparazione era eccellente al punto che ancora oggi si definisce galenica la preparazione del medicamento in farmacia.

Accanto alla conoscenza degli umori, la medicina galenica si basava anche sulla conoscenza anatomo -fisiologica degli organi: pur conservando tecniche e concezioni tradizionali, come quella ippocratica dei quattro umori, egli innovò l'impostazione della diagnosi, della prognosi e della terapia, non più generica di tutto il corpo, ma specifica degli organi malati, dando inizio alla specializzazione tipica della medicina occidentale.

Secondo Galeno, unificare la medicina significava ridare un orientamento unitario alla professione: omogeneità nella preparazione dei medici, affidabilità delle terapie ed espulsione di ciarlatani ed incompetenti.

Sul piano epistemologico, costruire il sapere medico su di una struttura fondata di teorie coerenti, sul modello di quelle matematiche.

Il Corpus galenicum

Numerose opere di Galeno (Corpus galenicum) si sono conservate: un ottavo di tutti i testi greci oggi posseduti è costituito dai suoi scritti: più di centocinquanta trattati di anatomia, fisiologia, patologia, terapia, farmacologia ed igiene, ma anche filosofia, etica, matematica, architettura, teatro e poesia.

La maggior parte delle sue opere furono tradotte dal greco dai monaci nestoriani, nel centro medico ed universitario della sasanide Jundishapur, in Persia.

Gli eruditi musulmani le tradussero in arabo, risultando la sua opera una delle fonti principali per la medicina islamica e per i suoi maggiori esponenti, quali Avicenna e Rhazes.

Tali opere raggiunsero poi l'Europa occidentale come traduzione latina dei testi arabi.

Galeno egemonizzò la medicina fino al XVI secolo. I suoi discepoli non sperimentavano più e bloccarono così gli studi di fisiologia e di anatomia, dal momento che a loro dire Galeno aveva già descritto tutto.

L'Ars medica, il trattato che compendia le regole terapeutiche galeniche, rimase fino al Seicento il testo fondamentale della professione medica.

Lo sguardo del medico sul malato

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Concludiamo con le parole di Paul-Michel Foucault secondo cui la storia della medicina occidentale è metaforicamente "la storia dello sguardo del medico che si posa sul malato".

A seconda di come egli lo guarda, il malato è corpo della malattia, organo separato su cui operare o essere che soffre.

dott.ssa Luisa Claudia Tessore

Note bibliografiche

[1] La medicina antica - V. Gazzaniga - Ed. Carocci 2014

[2] L' arte della medicina - Ippocrate Curatore: C. Carena - Ed. Einaudi 2020

[3] Galeno di Pergamo. Un medico greco a Roma - V. Boudon-Millot - Ed. Carocci 2020


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