Il dovere di fedeltà dell'avvocato è sancito dall'art. 10 del Codice deontologico forense e la sua violazione è causa di una grave responsabilità del legale

Art. 10 codice deontologico forense

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Il dovere di fedeltà dell'avvocato è un dovere ritenuto fondamentale, la cui violazione è causa di una grave responsabilità del legale.

Esso è sancito dall'articolo 10 del codice deontologico forense, che sancisce che "L'avvocato deve adempiere fedelmente il mandato ricevuto, svolgendo la propria attività a tutela dell'interesse della parte assistita e nel rispetto del rilievo costituzionale e sociale della difesa".

La fedeltà dell'avvocato

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In sostanza, l'avvocato deve svolgere la sua attività professionale adempiendo al suo mandato fedelmente, nell'esclusivo interesse del proprio cliente.

In capo all'avvocato si estrinsecano, quindi, anche l'obbligo di non recare pregiudizio al proprio cliente, nonché quello di fedeltà all'ordinamento costituzionale (visto il rilievo costituzionale e sociale riconosciuto espressamente dall'articolo 10 all'attività di difesa).

Esempi di infedeltà dell'avvocato

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Alcuni esempi di "infedeltà" dell'avvocato possono riscontrarsi nelle pronunce del CNF.

Così sono deontologicamente rilevanti i comportamenti dell'avvocato che:

  • conclude transazioni non autorizzate dal cliente, trattenendo le somme ricevute in ragione del mandato e omettendo di dare informazioni e il rendiconto sull'attività svolta (CNF, 11 aprile 2003, n. 51);
  • consiglia un'azione contro un proprio cliente e, nel conseguente giudizio, renda testimonianza su circostanza apprese nell'esercizio del precedente mandato (CNF 27 giugno 2003, n. 175);
  • gestisce una causa in maniera indipendente dal rapporto con il cliente e dalla tutela dei suoi interessi, concordando l'attività con un soggetto terzo (CNF 15 dicembre 2000, n. 267).

Vai alla guida I doveri dell'avvocato verso il cliente


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