Cenni di logica giuridica, un percorso che passa dal disegnare una metodologia precisa che guidi alla ricognizione del significato del fenomeno in esame

Logica giuridica: il percorso

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Quando si parla di logica, usualmente definita come la disciplina diretta a verificare la validità delle argomentazioni deduttive, ci si trova immersi in un labirinto di verbalismi, da Aristotele (Organon) a Kant (Logica), indirizzati a disegnare l'arte di argomentare.

Si tratta di uno studio delle forme verbali, delle proposizioni, di una analisi del linguaggio, dei predicati, che fondamentalmente appare fine a sé stessa e poco utile sul piano pratico, soprattutto nella dottrina giuridica.
Può certo rivestire interesse indagare la vasta trama dei rapporti fra le idee, ma tale approccio non fornisce alcun aiuto concreto alla interpretazione concettuale, che rappresenta l'impegno principale del giurista.
Appare dunque preferibile, nel nostro campo, dare alla logica la dimensione di strumento di indagine, più che di vagheggiamento astratto dell'arte dialettica.
Un mezzo, cioè, per indagare e individuare delle chiavi di lettura operativamente produttive, indirizzato alla analisi del merito del concetto di volta in volta considerato.
Si tratta dunque di disegnare una metodologia precisa, un percorso che guidi alla ricognizione del significato esatto del fenomeno sotto esame.

Analisi degli elementi primari

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A tale riguardo, il primo passo da compiere è una analisi dettagliata di ciascuno degli elementi primari del dato che si considera. Ciò che deve essere effettuato seguendo binari indipendenti dalla lettura comune.
Occorre cioè operare affidandosi esclusivamente alla propria personale esperienza cognitiva mentale, il cui apporto è tanto maggiore quanto più essa è stata, fin dall'età infantile, autonoma e non mediata.
Questa ricognizione deve pervenire alla individuazione dell'essenza ontologica di ogni singolo dato.

Ricercando il motivo, diciamo così, per il quale esso esiste e di questa sua specifica finalità intrinseca.
Questo approccio è contestato da taluni, specie nella dottrina germanica, nella convinzione che sia dispersivo ed induca ad una atomizzazione concettuale inibente l'obbiettivo della percezione del significato complessivo del fenomeno.
In realtà, qui si cade nell'errore di concepire un processo logico che isoli i singoli dati quasi che siano compartimenti stagni, mentre l'indagine corretta è di per sé sempre attenta all' insieme della complessa realtà sotto osservazione.

Fase di lettura

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Tutto ciò predispone a quella che, per semplice convenienza espositiva, possiamo chiamare seconda fase di lettura, mentre in realtà è soltanto un aspetto della procedura. L'indagine su ciascuno dei minuti componenti del fenomeno non è infatti condotta correttamente, come già sottolineato, se non se ne individua anche la specifica finalizzazione causale nel contesto esaminato. La comprensione di ogni singolo dato può avvenire soltanto situandolo contemporaneamente nel contesto ed interpretandolo in funzione di questo.
Questo percorso consente di pervenire alla lettura corretta del fenomeno considerato (concetto, argomentazione, definizione, ecc.), consentendone di cogliere il vero ed esatto significato, cioè il disegno logico che esso intende trasmettere.
Di basilare aiuto, anche in questa operazione, è l'acquisizione di una metodologia mentale che, pressoché automaticamente, ricerchi e riveli il legame causale di ogni fenomeno, anche materiale, che venga sotto osservazione.
Indispensabile, dunque, tenere costantemente presente il quadro completo, generale e onnicomprensivo, avanzando nell'indagine in modo equilibrato, in funzione di tutti gli elementi da indagare, senza nulla tralasciare e tenendone presenti in ogni momento tutti gli aspetti ed esigenze. Rimanendo sempre disponibili, ove si rilevino evidenze poco convincenti, a ricominciare da capo.
Essenziale obbiettivo è cogliere la concatenazione causale che lega tutti gli elementi del fenomeno.
Ogni valutazione, inoltre, deve essere estesa ai dati collaterali del fenomeno stesso, tra i quali, di particolare significato, la sua condizione di realizzazione pratica, ovvero il suo presupposto funzionale, che deve sempre essere individuato e inquadrato nella chiave interpretativa elaborata.
La mente umana tende infatti ad essere "naturalmente" condizionata, immagazzinando inconsapevolmente presupposizioni, per così dire "pregiudiziali", che occorre individuare e rimuovere.
Per questo motivo, come si è accennato, di primaria importanza è che l'indagine venga affrontata con approccio mentale indipendente e sgombro da influenze di ogni tipo.
Come diceva il Rosmini, occorre operare con " la suprema regola della prudenza che consiste nell'operare a tenore del pensare intero e complessivo, non astratto e parziale". Ecco dunque emergere il senso della juris prudentia. Ovvero, secondo Platone, il retto discernimento.

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