L'importanza delle informazioni investigate nel recupero giudiziale, il rintraccio del posto di lavoro per recuperare un credito e i limiti di pignoramento in base alle modalità
Il nuovo Decreto Ministeriale in vigore dal 21 ottobre 2020 ha spostato ulteriormente i termini per la sospensione pignoramenti e le relative notifiche, portando la scadenza dei blocchi dal 15 ottobre al 31 dicembre 2020. Sono misure che interessano per lo più i debitori nei confronti del Fisco, per le quali Agenzia delle Entrate Riscossioni ha chiarito tempi e ambiti di applicazione.

Le attuali proroghe non riguardano, invece, i debiti tra privati: il pignoramento stipendio o pensione e il pignoramento presso terzi sono una via ancora percorribile per creditori privati.

È qui che trovano applicazione e utilità le indagini patrimoniali per recupero crediti, tra le quali si collocano i servizi di rintraccio delle informazioni relative a un debitore. Questi servizi di rintraccio anagrafico, professione e le altre soluzioni per recupero crediti giudiziale sono disponibili a condizioni agevolate per i Legali, nella Convenzione Cassa Forense.

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L'importanza delle informazioni investigate nel recupero giudiziale

Le fasi che precedono l'invio del decreto ingiuntivo, e quindi l'esecuzione del pignoramento vero e proprio, sono di cruciale importanza. Se svolte esclusivamente tramite fonti pubbliche, le verifiche iniziali possono concludersi con un nulla di fatto e compromettere l'avvio o l'esito dell'azione di recupero crediti.

Per recuperare un debito, infatti, si svolgono diverse operazioni di ricerca di beni aggredibili o di "pronto realizzo", in primis proprietà immobiliari o automobili intestate al soggetto debitore. Oltre ai beni catastali e ai veicoli, per debiti in capo a persone fisiche è possibile procedere all'individuazione di somme di denaro percepite a titolo di stipendio o pensione, da sempre tra i beni più aggredibili. Da qui, l'azione legale può proseguire e prendere forma nel pignoramento.

Ma a un primo controllo, il debitore può risultare irreperibile.

Il rintraccio del posto di lavoro per recuperare un credito

Prima di arrivare all'effettivo pignoramento, dunque, il creditore o il legale che lo rappresenta devono essere in possesso degli estremi certi per recapitare la notifica dell'atto di precetto, sia al debitore che all'eventuale soggetto terzo pignorato.

In ogni caso, i dati anagrafici insieme a quelli di residenza e domicilio sono fondamentali purché siano adeguatamente aggiornati, per garantire la ricezione delle comunicazioni inerenti al recupero crediti in atto. Altrettanto utili si rivelano le informazioni circa il posto di lavoro - presso terzi o autonomo - e l'eventuale stima del reddito percepito dal soggetto debitore. Grazie a questi dati, infatti, si può attivare direttamente il pignoramento in busta paga, in base alle informazioni reperite sul datore di lavoro.

Rintracciato il posto di lavoro del debitore, il datore di lavoro riceve copia della notifica di pignoramento. A questo punto è suo dovere comunicare al soggetto creditore la situazione economica del dipendente debitore. Infine, dopo l'autorizzazione del tribunale civile a procedere, il datore di lavoro stesso dovrà trattenere al proprio dipendente le somme inserite nell'atto di notifica del pignoramento stipendio, fino alla completa estinzione del debito e nei limiti di pignoramento del quinto dello stipendio.

Nel caso in cui il dipendente cambi posto di lavoro, la procedura di recupero crediti presso terzi si interrompe. È necessario inviare la notifica al nuovo datore di lavoro, che così proseguirà il pignoramento sulle somme dello stipendio attuale.

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Limiti di pignoramento dello stipendio in base alle modalità

Nel caso di pignoramento dello stipendio, è chiaro che non tutte le somme sono pignorabili e comunque non lo sono nella loro interezza. Le forme di pignoramento presso terzi sono altresì regolate dall'articolo 543 del Codice di procedura civile.

Per la normativa vigente, la modalità di pignoramento va indicata nell'atto di notifica, così che anche il debitore sappia se le somme verranno bloccate direttamente dall'azienda oppure pignorate sul conto corrente.
Nel caso di recupero crediti presso il datore di lavoro, si può procedere al recupero della cifra purché si rientri nel già citato limite di un quinto dello stipendio percepito, calcolato sull'importo netto.
Oltre a ciò, è dovere del creditore garantire al debitore di disporre dell'importo minimo vitale, ovvero il necessario al sostentamento della propria famiglia.

Se la scelta ricade sul pignoramento del conto corrente, a livello di avvio e notifica non ci sono sostanziali differenze. Cambiano, però, i limiti entro cui si determina il recupero delle somme, che corrispondono al triplo dell'assegno sociale (1.379,49 euro per quest'anno) se lo stipendio è accreditato prima del pignoramento. Se l'accredito avviene successivamente, vale il limite del quinto dello stipendio (fino a metà, se le cause di pignoramento provengono da diverse tipologie di creditori).

In tema di recupero crediti, le informazioni investigate sono una risorsa concreta per poter verificare l'effettiva recuperabilità di un insoluto. A maggior ragione in un periodo in cui i cambiamenti sono all'ordine del giorno e i dati sul debitore potrebbero risultare superati, irreperibili o - peggio - inutili.
In generale, a un maggior approfondimento delle valutazioni corrisponde spesso il buon esito dell'azione da intraprendere. A monte dell'azione legale, individuare tempestivamente le informazioni necessarie e aggiornate sul debitore permette di ripensare le azioni per il recupero del credito in termini di efficacia e convenienza.

Gli strumenti in ambito di indagini per recupero crediti sono tra quelli inseriti nella convenzione tra Abbrevia SpA e Cassa Forense, rinnovata anche per il 2020.

Per approfondire i servizi e le agevolazioni dedicate ai legali, scarica la Convenzione Cassa Forense


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