L'Ucpi denuncia il caso delle "sentenze precompilate" presso la Corte d'appello di Venezia. Bonafede attiva ispettori

Sentenze precompilate: i fatti

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"Sentenze precompilate" presso la Corte d'appello di Venezia. In base alla notizia apparsa sulla stampa locale, i penalisti chiedono l'intervento del ministro della giustizia Alfonso Bonafede, per compiere ispezioni. Così la giunta dell'Ucpi si associa alla richiesta delle Camere penali del Veneto.

"Alla Corte di Appello di Venezia è accaduto che gli avvocati difensori abbiano ricevuto, prima dell'udienza di discussione delle cause nelle quali erano patrocinatori, i testi di sentenze di rigetto degli appelli con liquidazione delle spese in favore della parte civile già determinate, oltre che - spiegano dall'Ucpi - con la indicazione del termine di deposito delle motivazioni, nonché relazioni con motivazioni già strutturate per il giudizio di rigetto dell'appello".

La denuncia delle camere penali

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"In seguito alla denuncia - ricordano i penalisti - il Collegio ha disposto per il mutamento della persona fisica del relatore e rinviato la trattazione di quelle cause. La presidente della Corte di Appello di Venezia, a fronte della presa di posizione dei penalisti, ha dichiarato che in realtà ci si troverebbe di fronte a progetti di schema di deliberazione, probabilmente inopportuni ma non illegittimi". E "sulla stampa locale odierna il presidente di Sezione Citterio addirittura rivendica paternità e metodo di queste motivazioni pre-compilate, che non si sottrarrebbero per ciò stesso al ripensamento collegiale, ma contribuirebbero, se condivise, ad implementare l'efficienza produttiva della Corte".

Nella giornata di ieri, le camere penali venete hanno chiesto al Guardasigilli l'invio degli ispettori, per verificare "se il gravissimo episodio sia da ascrivere all'iniziativa di un singolo magistrato o se si tratti, come oggi possiamo già dire di avere appreso, di una modalità consueta di procedere nell'organizzazione del lavoro della Corte di Appello penale di Venezia, che gli avvocati difensori hanno avuto modo di verificare solo per un qualche infortunio informatico, magari agevolato dalla distrazione dello smart worker di turno in quel momento".

Si tratta di "un fatto gravissimo, meritevole non solo di approfondimento ispettivo ma di nette iniziative sul piano della verifica disciplinare dei comportamenti dei soggetti coinvolti" commenta la giunta Ucpi in una nota. "Rileva come una parte della magistratura

italiana abbia evidentemente abbandonato l'essenza codicistica del giudizio di appello, prospettandone, in una visione efficientistica e violatrice dei diritti, una nuova natura di giudizio meramente cartolare, affidato ad un solo componente del Collegio, in violazione dei principi di contraddittorio sulla prova, di oralità e di pubblicità, che secondo il dettato normativo contraddistinguono la seconda fase del procedimento".

La Giunta, dunque, si legge ancora, "sostiene la richiesta dei penalisti veneti per le indagini ispettive e chiede alla magistratura associata di condividere una riflessione sulle prassi degenerative in grado di appello e sul recupero dell'effettività del secondo giudizio. I penalisti, infine, rivendicano "il proprio impegno, soprattutto in un momento nel quale l'immagine del giudizio e del magistrato è in grave crisi nella coscienza sociale, a definire una nuova autorevolezza della giurisdizione, a partire da riflessioni su modelli, diritti, senso delle decisioni, attraverso interventi sul piano ordinamentale e per l'effettività delle garanzie difensive".

L'intervento di Bonafede

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Sui fatti denunciati, già ieri il Guardasigilli ha delegato, si apprende da Adnkronos, l'ispettorato generale del ministero della Giustizia a svolgere accertamenti preliminari sul caso verificatosi alla Corte di Appello penale di Venezia ribattezzato dai media come sentenza "copia e incolla".


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