Il traffico illecito di cuccioli, le conseguenze del reato, i rischi delle truffe online e la possibilità di segnalare le violazioni

Avv. Claudia Taccani - Spesso la cronaca racconta episodi di cuccioli di cani, ma anche gatti, di età tenerissima, costretti a viaggi mortali principalmente dai paesi dell'Est Europa, stipati in veicoli non idonei al loro trasporto, per essere poi venduti in Italia a prezzi stellari.

Il traffico di cuccioli

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Staccati troppo presto dalla madre, sfruttata come fattrice, vengono ammassati in contenitori e sottoposti a lunghe tratte senza possibilità di accedere a cibo, acqua e aria a sufficienza, con conseguenze spesso mortali.

Gli animali non vengono sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie in caso di viaggi transfrontalieri, come l'antirabbica, non sono identificati con microchip, come impone la legge e, spesso, sono accompagnati da passaporto falso contenente data di nascita fasulla e attestazioni sanitarie inesistenti.

La conseguenza è che molti di questi animali muoiono o arrivano malati e venduti all'ignaro acquirente, il quale deve poi provvedere a curarli pagando ingenti somme, senza poter contestare nulla al venditore che, stranamente, risulta irreperibile dopo l'acquisto.

Una vera e propria tratta di cuccioli che il nostro legislatore, con la legge n. 201/2010, di ratifica della Convenzione di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia, ha voluto affrontare mediante l'introduzione del reato di 'Traffico illecito di animali da compagnia'.

In cosa consiste questo reato e quali conseguenze comporta?

Il reato di traffico illecito di animali da compagnia

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Viene punito qualsiasi soggetto che, con una condotta reiterata o tramite attività organizzate, per procurare a sé o ad altri un profitto, introduce, trasporta, cede o riceve nel territorio nazionale, cani o gatti privi di microchip, certificazioni sanitarie e passaporto.
La sanzione prevista è la reclusione da 3 mesi a 1 anno e una multa da 3 mila a 15 mila euro.
La legge prevede anche un'aggravante qualora gli animali abbiano un'età inferiore a 12 settimane o se provengono da determinati Paesi come, per esempio, l'Est Europa, dove sussistono maggior pericoli in ordine a malattie trasmissibili come la rabbia.

In caso di condanna è sempre ordinata la confisca degli animali, salvo che appartengano a persona estranea al reato, nonché la sospensione dell'attività commerciale di trasporto, vendita, allevamento, se tenuta dal condannato.
Ma attenzione, come esperienza insegna, vi sono diverse e ulteriori condotte penalmente rilevanti tenute da coloro che si macchiano di questo reato.

Così, per esempio, il Tribunale di Pistoia nel 2011 ha condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di animali da compagnia e truffa alcuni soggetti che, mediante una vera e propria organizzazione, guadagnavano ingenti somme utilizzando gli animali importati.
E ancora, spesso il traffico illecito si accompagna al maltrattamento di animali, essendo i cuccioli sottoposti a viaggi lunghi, senza pausa e in spazi ristretti, senza escludere, purtroppo, il reato di uccisione di animali, in quanto molti arrivano già privi di vita a destinazione.

Ferma restando la nostra condanna principale per il maltrattamento degli animali, è bene far presente che anche l'inconsapevole acquirente è spesso vittima diretta di tale fenomeno.

Frode in commercio e truffa

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Accanto al reato di traffico illecito si accompagna facilmente la frode in commercio e la truffa: la vendita di cuccioli a prezzi elevati come se fossero di razza, ma al contrario non accompagnati dal pedigree, obbligatorio per legge in caso di vendita sia da parte del privato che del negoziante, come previsto dal Decreto legislativo n. 529 del 30 dicembre 1992, fa scattare una sanzione pecuniaria molto elevata, così come la cessione di animali con certificati falsi.
Acquistare animali online può comportare il concorso al traffico illecito di cani e gatti, senza dimenticare il commercio illegale degli animali esotici, non soltanto maltrattati, ma a grave rischio di estinzione.
Molte Associazioni, tra cui OIPA Italia, portano avanti da anni campagne di sensibilizzazione sul tema. Per approfondimenti: http://www.oipa.org/italia/dontshopadopt/

Si ricorda, infine, che per segnalare possibili violazioni fiscali, è possibile rivolgersi direttamente alla Guardia di Finanza al numero di telefono 117 oppure tramite la compilazione del modello di denuncia/esposto disponibile nell'area 'Servizi al cittadino' del sito istituzionale della Guardia di Finanza.


Avv. Claudia Taccani

Responsabile Sportello Legale Oipa Italia

www.oipa.org

sportellolegale@oipa.org


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