Una riflessione sul rapporto tra nipoti e nonni, quale diritto relazionale dei bambini, in una società che sembra averne dimenticato l'importanza

La figura dei nonni è sempre stata ritenuta rilevante sin dai tempi biblici tanto che sono stati creati personaggi in ogni forma di letteratura, da padron 'Ntoni nei Malavoglia di Giovanni Verga al nonno apparentemente burbero del cartone animato Heidi (nonno di cui non si dice il nome forse per rappresentare meramente il nonno in situazioni simili). Di recente sono frequenti i casi in cui, a causa dei conflitti familiari, si ricorre ai giudici per far valere e vivere quella che è una delle relazioni interpersonali fondamentali e fondanti nella vita di ciascun bambino. Accanto a numerose sentenze che sostengono le ragioni dei nonni, significativa è la sentenza della Cassazione civile, Sezione 1, 19 gennaio 2015, n. 725, che, nel rigettare il ricorso della nonna materna che chiedeva il ricongiungimento con la nipote, ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito fondata sull'effetto altamente negativo nell'interesse preminente della minore del mantenimento del rapporto di frequentazione con la ricorrente. Per evitare la giudizialità anche del rapporto nonni-nipoti è bene ricordare e riconsiderare quanto di positivo e costruttivo vi è in questo rapporto.

Il primo verso "Un vecchio e un bambino si preser per mano" e tutto il testo della canzone "Il vecchio e il bambino" di Francesco Guccini si addicono alla relazione nonni-nipoti e a quelli che dovrebbero essere i contenuti e le emozioni della nonnità (come è stato messo in evidenza a Verona in un'iniziativa il 19 aprile 2018 «I nonni come risorsa. "Un vecchio e un bambino si preser per mano"»). Una relazione basata sul con-tatto, sulla con-divisione perché nonni e nipoti hanno, in alcuni casi, la medesima lentezza (nella coordinazione motoria), la medesima fragilità (psicologica), la medesima percezione (visiva).

Papa Francesco racconta della nonna Rosa: "È stata spogliata tante volte negli affetti, ma aveva sempre lo sguardo in alto. Diceva poche cose di una saggezza semplice.

Consigliava poco, ma si vedeva che rifletteva tanto e pregava tanto". I nonni di una volta, i nipoti di una volta: un rapporto fatto di presenza, di stare, sostare, restare. In passato non c'era distinzione tra nonni paterni e materni, ma c'erano solo i nonni, il rispetto, l'ascolto, l'esempio, lo sguardo espressivo, poche parole semplici, senza alcuna interpretazione, dietrologia, lettura tra le righe o altra dissonanza, bensì soltanto emozioni sincere che sarebbero diventate per i nipoti ricordi basilari nella crescita e nel fruttificare i semi ricevuti. La nonnità era e dovrebbe essere basata sulla naturalezza (dal verbo "nascere"), perché è quel rapporto che fa sì che geneticamente e genealogicamente i nipoti ci siano. I nonni sono "amici" particolari che avviano al sentimento dell'amicizia. I nonni sono "ascendenti" non solo dal punto di vista giuridico ma anche da quello emozionale e psicologico.

Papa Francesco continua: "La nostra società ha privato i nonni della loro voce. Abbiamo tolto loro lo spazio e l'opportunità di raccontarci le loro esperienze, le loro storie, la loro vita. Li abbiamo messi da parte e abbiamo perduto il bene della loro saggezza. Vogliamo rimuovere la nostra paura della debolezza e della vulnerabilità, ma così facendo aumentiamo negli anziani l'angoscia di essere mal sopportati e abbandonati"[1]

. In latino "nonnus" significava "monaco", in senso ampio "persona anziana", mentre "nonno" si diceva "avus". In passato esisteva una riverenza nei confronti dei nonni che, purtroppo, si è persa tanto che, in taluni casi, i nonni devono ricorrere ai tribunali per poter almeno vedere i propri nipoti, anche laddove non vi sia una manifesta conflittualità familiare. La nonnità è un diritto relazionale dei bambini che, oltre a fondamenti psicologici, antropologici e sociologici, trova i suoi presupposti in vari testi normativi, tra cui la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, in cui nell'art. 5 si parla di "famiglia allargata" e nell'art. 8 di "relazioni familiari".

Il pedagogista Daniele Novara spiega: "I nonni sono importantissimi, ma a piccole dosi. Solo così possono esprimere il loro potenziale affettivo e ludico; viceversa, sono costretti a mettersi dei panni che appartengono ai genitori e anche alle educatrici di asilo nido. I nidi di qualità sono una straordinaria occasione di crescita e di apprendimento per i bambini. Nel nido il loro mondo sensoriale è valorizzato al massimo con i tanti materiali presenti, nella possibilità di fare e sperimentare continuamente e di giocare e socializzare con gli altri bambini. Lasciamo che i nonni facciano i nonni, senza imporre compiti e funzioni che non appartengono loro". I genitori devono fare i genitori, i nonni devono fare i nonni e si deve consentire loro di esserlo per il bene dei bambini. "La responsabilità di allevare il fanciullo e di garantire il suo sviluppo incombe in primo luogo ai genitori o, all'occorrenza, ai tutori. Nell'assolvimento del loro compito essi debbono venire innanzitutto guidati dall'interesse superiore del fanciullo" (art. 18 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

"Se si fanno i bambini avanti negli anni anche i nonni saranno più vecchi e non potranno godersi i nipotini - secondo la psicologa Enrica Spotorno -. È un peccato perché sono una ricchezza. Ma purtroppo stanno scomparendo proprio per la tendenza a diventare genitori avanti negli anni". Anagraficamente (e anche sotto altri profili) i genitori non devono essere nonni e i nonni non devono essere bisnonni o baby sitter o accompagnatori o visitatori o, peggio, inesistenti o resi tali. I nonni contribuiscono concretamente allo sviluppo del bambino. "I genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo" (art. 27 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

La storica Lucetta Scaraffia scrive: "Le nonne, che hanno allevato i figli senza il soccorso paterno, in tempi in cui internet non esisteva e in cui in fondo anche ai libri specializzati ricchi di istruzioni non si faceva molto caso, si trovano spiazzate. «Adesso non si fa più così» è la frase che si sentono ripetere più spesso: a proposito, per esempio, della posizione che devono tenere i neonati durante il sonno, o dell'uso del ciuccio, oppure degli intervalli dell'allattamento. Perfino le ninne nanne vengono talvolta sostituite non soltanto dalle musiche che si possono facilmente scaricare dai telefonini, ma anche dai misteriosi rumori bianchi, un misto di fruscii e di scorrere d'acqua, che dovrebbero rilassare i neonati. Rilassamento che, però, può essere all'improvviso interrotto dalla pubblicità, perché ovviamente tutto è commercio. Le nonne almeno continuano a cantare gratis…". Le nonne (e in generale i nonni) non possono essere relegate dalla vita dei nipoti né essere delegate in tutti gli aspetti della vita dei nipoti, ma rappresentano proprio il punto di equilibrio e contribuiscono a un "imprinting" incancellabile e indispensabile nella formazione dei nipoti. "Riconosciuto che il fanciullo per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare, in un'atmosfera di felicità, amore e comprensione" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Scaraffia aggiunge: "I padri di oggi sono partecipi, competenti, presenti perfino alle visite di controllo in gravidanza. Un nuovo ruolo che cambia tutte le relazioni famigliari, incluse quelle dei nonni". Anche se le dinamiche familiari stanno cambiando e cambiano a beneficio della figura materna, la coppia genitoriale o il sodalizio genitoriale deve fare in modo di non chiudersi e di non escludere i nonni o di non attribuire loro un ruolo marginale o ritagliato. I nonni: pionieri di vita, coloro che trasmettono passioni, pazienza nel tempo (saper aspettare), parsimonia del tempo (fare tesoro e buon impiego del tempo), pace interiore. Ai nonni si può riferire a pieno titolo quel compito di impartire orientamento e consigli che si ricava dall'art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.

La giornalista Francesca Mineo si occupa della genitorialità adottiva e, conseguentemente, della nonnità adottiva: "L'attesa di un bambino adottivo, desiderato e amato prima ancora di essere conosciuto, rappresenta infatti una rivoluzione non solo per i futuri genitori, ma anche per i nonni. Questi ultimi hanno infatti un grande ruolo di sostegno dei figli nella scelta adottiva, e al contempo devono a loro volta imparare a gestire il proprio bagaglio emotivo di domande, costruendo la relazione con i neo-arrivati nipoti. Nulla è scontato: ci saranno tempi lunghi come nella "gravidanza degli elefanti", interrogativi, dubbi e tanta voglia di essere una vera risorsa per la nuova famiglia che nasce"[2]. La nonnità è sempre una forma di adozione, elezione ed elevazione del cuore.

Si evince il ruolo fondamentale dei nonni anche dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione (2012), in particolare svolgono una vera funzione socio-educativa durante il ciclo della scuola dell'infanzia. Nel paragrafo "Le famiglie" si legge: "Mamme e papà (ma anche i nonni, gli zii, i fratelli e le sorelle) sono stimolati a partecipare alla vita della scuola, condividendone finalità e contenuti, strategie educative e modalità concrete per aiutare i piccoli a crescere e imparare, a diventare più "forti" per un futuro che non è facile da prevedere e da decifrare". Successivamente si legge: "[Il bambino] Pone domande sui temi esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali, su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una prima consapevolezza dei propri diritti e doveri, delle regole del vivere insieme". E i nonni sono (o dovrebbero essere) le persone meglio deputate per rispondere a domande sui temi esistenziali e religiosi data l'età più matura e le maggiori esperienze.

Nel "Pilastro europeo dei diritti sociali" in 20 principi (2017) si parla di "solidarietà tra le generazioni": tutelare la nonnità è una delle forme di questa solidarietà, quella solidarietà già espressa nell'art. 2 della Costituzione, che è stata conquistata e scritta dai "nonni di Italia". La nonnità è componente essenziale del capitale sociale in cui credere e su cui investire (per esempio con più progetti relativi a bambini e anziani insieme nelle stesse strutture "intergenerazionali") per prevenire e superare qualsiasi crisi.

"Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio" (adagio africano). Ci vuole anche e soprattutto coraggio, atto del cuore. La vita comincia con un bambino e finisce quando non si ha più cura di quel bambino: così il bambino che è in ognuno, così il bambino che viene affidato dalla vita ai genitori. E in questo processo svolgono un ruolo fondamentale i nonni.

I nonni: portatori sani di infinite emozioni e donatori di ricordi indelebili, quello sguardo commosso e quella parola positiva che accompagneranno i nipoti lungo qualsiasi strada e oltre qualsiasi errore. I nonni stanno ai nipoti come la vita sta all'amore!


[1] Papa Francesco in "La saggezza del tempo. Papa Francesco in dialogo sui grandi temi della vita", ed. Marsilio 2018, p. 9

[2] F. Mineo in "Adozione. Una famiglia che nasce", ed. San Paolo, Cinisello B., MI, 2018


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