E' in Commissione Affari Costituzionali una proposta di legge (di cui non a caso poco si parla), per la separazione delle carriere tra Pubblici Ministeri e Magistrati ordinari
di Angelo Casella - Quousque tandem? E' in Commissione Affari Costituzionali una proposta di legge, (di cui non a caso poco si parla), per la separazione delle carriere tra Pubblici Ministeri e Magistrati ordinari.

Una proposta la cui paternità risale, significativamente, al noto Piano di Rinascita Democratica di Gelli (e poi ripresa, senza successo, da Berlusconi).

Ancora una volta, una classe politica sempre più screditata, infarcita di indagati e di pregiudicati, cerca di impedire alla Magistratura di sanzionarne le deviazioni e gli abusi (l'impunità è sempre stata il sogno naturale del malandrino). Lo scopo della auspicata separazione è di assoggettare il PM al potere politico, praticamente legandogli le mani con apposite norme su carriera, residenza, mansioni, "corsi" addomesticati di selezione, ecc.

I due errori di base

Qui si commettono due errori. Uno più grave dell'altro. Il primo è proprio quello di separare le due funzioni. In effetti, risponde a primario interesse della Giustizia che il Pubblico Ministero rimanga un magistrato. Quale rappresentante dell'interesse generale dello Stato deve sopratutto vigilare sul rispetto delle leggi. Ed è necessario e conforme alla funzione che conservi l'approccio proprio del magistrato: la ricerca della verità, non che diventi un semplice accusatore.

Il secondo errore è assai più rilevante e pericoloso. La nostra Carta costituzionale ha inteso costruire uno Stato basato su una rigida divisione dei poteri, unica garanzia contro l'abuso. Già Euripide sottolineava come "tiranno" dovesse dirsi "chi si è impossessato delle leggi e se ne serve a suo piacimento". Osservazione del tutto ovvia.

Il potere legislativo non è senza limiti: esso si deve arrestare di fronte all'invalicabile muro dell'area di competenza degli altri poteri: esecutivo e giudiziario. Nel nostro caso, non può invadere l'area di competenza della Magistratura

, dettando norme sulla sua organizzazione interna in misura da gestirne i membri, la cui preziosa autonomia viene inaccettabilmente violata. Si tratta di una illegittima profanazione dello spirito e della lettera della Costituzione, che deve essere fermata. Già in passato si sono verificate innumerevoli intromissioni del potere legislativo nell'area di competenza di quello giudiziario, con conseguenze devianti, di cui sono esempi clamorosi i casi De Magistris e Woodcock. Incursioni del tutto incostituzionali, che debbono essere doverosamente annullate dalla Corte costituzionale.

L'autonomia della Magistratura, sola garanzia della sua obbiettività, costituisce una salvaguardia fondamentale per il cittadino, la certezza che sarà protetto contro le devianze del potere, sopratutto da quelle di una consorteria famelica, troppo spesso associata al malaffare.

Lo Stato di Diritto, ovvero il rispetto della legge imposto a tutti, è solo una mera frase fatta, vuota di contenuto, senza una Magistratura forte ed autonoma che tale osservanza imponga imparzialmente, senza remore e distinzioni (v. anche la "lettera aperta al Ministro della Giustizia", in questo sito).

E' il momento di fermare, una volta per tutte, queste invasioni del potere legislativo nel campo della funzione giudiziaria, decretandone la illegittimità costituzionale a difesa dei diritti fondamentali dei cittadini.

E, come accennato, ciò deve riguardare anche il passato, e in particolare la legge Castelli del 2002 che ha vergognosamente reso succube alla politica il CSM, l'organo di autogoverno della Magistratura, quella - sempre di Castelli - del 2005, che ha ignobilmente riformato l'ordinamento giudiziario per condizionarne l'autonomia, nonché tutte le altre numerose leggi che, in violazione del principio di eguaglianza dei cittadini (art. 3 Cost.), hanno reso la Magistratura impotente contro la grande criminalità finanziaria, societaria, fallimentare, delle banche, della corruzione, dei falsi in bilancio e contro i reati dei potenti e dei politici collusi (ma libera di agire contro i cittadini comuni).

Ne citiamo alcune recenti, fra le tante: 1997, (governo Prodi) destra e sinistra a braccetto depenalizzano il reato di abuso d'ufficio, derubricato fra quelli "di evento" cioè che sussistono solo quando l'agente ottiene un vantaggio patrimoniale, provocando intenzionalmente un danno ingiusto; 1997, come richiesto dalla Mafia con il famoso "papello", vengono chiuse le supercarceri di Pianosa e Asinara (dalle quali erano difficili i contatti con i "picciotti"); 1999, per favorire il noto Dell'Utri, viene stabilito che il patteggiamento (con relativa riduzione della pena), sia consentito anche il secondo grado e in Cassazione; 2001, sempre per corrispondere alle richieste del "papello", al pentito di mafia vengono tolti i previsti benefici, instaurando invece restrizioni e penalizzazioni tali da farlo scomparire; 2001-2003, regalo alla malavita organizzata ed alla delinquenza finanziaria: viene autorizzato il rientro, anonimo, dei capitali detenuti illegalmente all'estero; 2001-2003, le emissioni tossiche dello stabilimento Enichem di Gela vengono dichiarate per legge non tossiche, evitando pesanti guai giudiziari ai relativi dirigenti; 2002, depenalizzazione del reato di falso in bilancio ; 2004, per evitare le sanzioni previste per gli abusi edilizi commessi, la villa in Sardegna di Berlusconi è dichiarata "sede alternativa per la continuità dell'azione di governo"; 2005, la legge Cirielli, abbassando i termini di prescrizione, favorisce chi commette gravi reati economici; 2005, è consentito a politici e amministratori pubblici condannati dalla Corte dei Conti, di definire il procedimento versando dal 10 al 20 per cento delle somme incassate; 2006-2007, per evitare il processo ad alcuni esponenti dei servizi, viene posto il segreto di Stato sull'affare Sismi_Abu Omar; 2006, condono per le tangenti ai partiti, (che potranno incassare fino a 100 milioni l'anno, senza che ciò costituisca reato); 2006, salvataggio dei personaggi coinvolti nello scandalo della security Telecom: un'apposita legge impone la distruzione di tutto il materiale sequestrato dalla Magistratura; 2010, legge sul legittimo impedimento: vengono bloccati i processi a carico delle alte cariche dello Stato fino al termine della carica: al cittadino è impedito di sapere se è governato da qualche criminale; 2010, viene consentito alla Mondadori di sanare un debito fiscale di 350 milioni versandone 8,6; 2010, si evita l'arresto di 25 addetti al Commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania, decretando specifica deroga alle norme sullo smaltimento dei rifiuti tossici e pericolosi; ecc., ecc.

L'impunità fa comodo a chi vuol avere le mani libere per ficcarle negli affari sporchi. Ed è così che queste aggressioni alla Magistratura hanno sempre trovato concordi tutti gli schieramenti politici.

Fino a quando?

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