Guida alla legislazione elettorale italiana: dall'unità di Italia alla seconda Repubblica. Analisi storica delle leggi elettorali dal 1861 all'attuale Rosatellum-bis

Guida diritto costituzionale

di Luca Passarini - Sono molte le leggi elettorali susseguitesi dall'unità d'Italia ad oggi. Viene qui proposta un'analisi storica della legislazione elettorale italiana che dal 1861 giunge alla promulgazione dell'ultima legge elettorale che disciplina attualmente l'elezione del Parlamento, il Rosatellum-bis.

Legge elettorale 1848-1882

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La prima legge elettorale del Regno d'Italia venne mutuata dal precedente Regno di Sardegna e consisteva in un sistema maggioritario uninominali a doppio turno, dove i due candidati che al primo turno avevano ottenuto più voti si sfidavano al ballottaggio per l'elezione della Camera dei Deputati. Occorre infatti ricordare che il Senato era di nomina regia. Inoltre il voto non era a suffragio universale (solo per censo, istruzione, o sesso).

Legge elettorale 1882-1891

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Nel 1882 si passò a un sistema maggioritario plurinominale di lista, dove il suffragio popolare riguardava tutti i maschi che avessero compiuto i ventuno anni. Con questo sistema in ogni circoscrizione veniva eletto un numero di deputati compreso fra due e cinque. Aumentata la competizione politica, fu notevolmente accentuata l'instabilità politica. Per questo motivo il sistema fu presto abbandonato.

Legge elettorale 1891-1919

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Dopo una fase instabile con collegi plurinominali, si tornò a un originario maggioritario uninominale, restando sostanzialmente in vigore sino al 1919.

Legge elettorale 1919-1924

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La prima rilevante svolta si ebbe infatti nel 1919 con l'adozione di un sistema proporzionale a liste concorrenti; un sistema puro basato su 54 circoscrizioni; ciascun collegio eleggeva da 5 a 20 deputati. Prototipo avanzato di architettura legislativa, infatti le liste non erano bloccate e inoltre si prevedeva lo strumento del voto disgiunto, oltre al voto di preferenza per un numero di candidati compreso fra uno e quattro, a seconda delle dimensioni della circoscrizione.

Legge elettorale 1924-1943

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Lo stesso sistema proporzionale fu condannato ad avere breve vita, sostituito solo cinque anni dopo con l'adozione di un sistema completamente diverso, ormai inserito nella fase autoritaria fascista.

La legge Acerbo

Con la legge Acerbo infatti il Partito Nazionale Fascista si assicurava una forte maggioranza. La legge metteva a punto un sistema proporzionale con un premio di maggioranza riconosciuto al partito che corrispondeva alla lista più votata a livello nazionale e che avesse superato il 25% dei voti validi. Il partito vincente avrebbe automaticamente ottenuto i due terzi dei seggi della Camera, promuovendo in blocco tutti i propri candidati; obbligando le altre liste a dividersi in maniera non troppo proporzionale il restante terzo dei seggi.

Legge elettorale 1946-1994

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Terminata la fase autoritaria, in età repubblicana, si fece ritorno a un sistema proporzionale puro.

Per l'elezione della Camera il territorio nazionale veniva suddiviso in 32 circoscrizioni plurinominali con seggi variabili a seconda della popolazione; al Senato l'elezione era su base regionale, come previsto in Costituzione.

Legge elettorale 1994-2005: il Mattarellum

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Nel 1993 venne approvata la legge Mattarellum che dava seguito alla decisione referendaria di abbandonare il sistema proporzionale a favore di un nuovo sistema maggioritario. In realtà il Mattarellum introdusse per la prima volta in Italia un sistema definito misto: con l'applicazione di un sistema maggioritario uninominale a turno unico per i tre quarti dei seggi del Senato e i tre quarti dei seggi della Camera; un ripescaggio proporzionale dei più votati fra i candidati non eletti per l'assegnazione del rimanente 25% dei seggi del Senato; e un proporzionale con liste bloccate e soglia di sbarramento al 4% per il rimanente 25% dei seggi della Camera. Con questa legge avvenne quella che la cronaca politica rinominò il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, favorendo un sistema bipolare con nuove forze politiche.

Legge elettorale 2005-2014: il Porcellum

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Neppure un decennio dopo si fece ritorno a un sistema proporzionale con la legge Calderoli del 2005, in realtà meglio nota come Porcellum. Questa legge impediva il voto di preferenza realizzando liste bloccate, limitava l'accesso ai partiti in base alla previsione di soglie di sbarramento e da ultimo attribuiva un forte premio di maggioranza alla lista vincitrice. Disposizione questa che non superò il controllo di costituzionalità operato dalla Corte costituzionale nel 2013.

Leggi elettorali 2014-2019

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In questo biennio intervenne più volte la Corte costituzionale e in realtà si realizzò un'assenza della legislazione elettorale.

L'Italicum

Solo dal 2016 entrò in vigore un sistema proporzionale a correzione maggioritaria (cosiddetto Italicum in realtà mai applicato). Era una legge elettorale applicabile alla sola Camera dei deputati (insinuandosi nel seno della riforma costituzionale) che realizzava un sistema proporzionale con sbarramento al 3% ed eventuale premio di maggioranza al partito che fosse risultato primo (in base a questa previsione venivano automaticamente riconosciuti 340 deputati, pari al 54% dei seggi della Camera, alla lista che avesse raggiunto una percentuale non inferiore al 40% dei nazionali). Ad ogni elettore, inoltre, nell'ambito della lista prescelta veniva riconosciuto un massimo di due voti di preferenza a favore di candidati di genere diverso. Questo sistema maggioritario con eventuale doppio turno e premio di maggioranza, temperato inoltre da soglie di sbarramento e capilista "bloccati" non superò lo scrutinio della Corte costituzionale, che dichiarò illegittimo il doppio turno (ballottaggio) e la possibilità per i capilista bloccati che dovessero essere eletti in più collegi di scegliere discrezionalmente l'effettivo collegio di elezione.

Il Rosatellum-bis

Preso atto della decisione della Consulta, il Parlamento adottò nel 2017 un sistema misto (cosiddetto Rosatellum bis) per il rinnovo delle Camere.


Bibliografia:

- G. De Vergottini, Diritto costituzionale comparato, CEDAM, 2015

- L. Mezzetti, Manuale breve di diritto costituzionale, GIUFFRE', 2018

- A. Barbera, C. Fusaro, Corso di diritto costituzionale, IL MULINO, 2018


Foto: 123rf.com
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