Il caso Diciotti: dalle vicende del 16 agosto 2018 al voto sulla piattaforma Rousseau, alla decisione della giunta che dice no all'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini

di Annamaria Villafrate - La giunta per le immunità del Senato ha votato no alla richiesta del tribunale dei ministri di Catania di procedere al processo nei confronti del ministro Matteo Salvini per l'accusa di "sequestro di persona aggravato" per la mancata concessione dello sbarco dei migranti dalla nave Diciotti. Si conclude così, almeno temporaneamente, il caso Diciotti che tiene banco dal 16 agosto 2018. La parola definitiva, infatti, spetterà all'aula del Senato che entro 30 giorni dovrà esprimersi sulla proposta della giunta. In attesa della decisione definitiva, ripercorriamo le tappe dell'intera vicenda:


Caso Diciotti: tutto ha inizio il 16 agosto 2018

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Il 16 agosto 2018 la nave Diciotti presta soccorso a 190 persone al largo dell'isola di Malta. Per le autorità italiane ai soccorsi devono provvedere quelle maltesi. Malta però si astiene perché non ha aderito alle convenzioni che l'Italia ha sottoscritto nel 2004.

Dopo quattro giorni di trattative tra Italia e Malta per decidere dove approdare la nave Diciotti attracca al porto di Catania. Ancora scontro tra Italia e Malta sul "porto sicuro" in cui far scendere i passeggeri. Il 20 agosto il comandante della Diciotti non viene autorizzato dal Ministero dell'Interno italiano a far scendere dalla nave i migranti.

Si apre così il "caso Diciotti".

La procura di Agrigento apre un fascicolo nei confronti di Matteo Salvini. L'autorizzazione allo sbarco dei migranti arriva il 26 agosto.

Il Tribunale dei Ministri di Palermo

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La procura di Agrigento trasmette il fascicolo su Salvini al Tribunale dei Ministri di Palermo che contesta al Ministro degli Interni un reato ministeriale commesso nell'esercizio delle sue funzioni.

Si ricorda che il Tribunale dei ministri è un organo formato da 3 giudici, che ha il compito di svolgere le indagini relative ai reati ministeriali. Conclusa la fase investigativa ha due opzioni: archiviare il procedimento o chiedere l'autorizzazione a procedere.

Leggi anche Il tribunale dei ministri

Concluse le indagini preliminari il Tribunale dei Ministri di Palermo contesta a Matteo Salvini il reato di sequestro di persona aggravato.

Il fascicolo passa al Tribunale dei Ministri di Catania

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Dopo tre mesi il fascicolo passa al Tribunale dei Ministri di Catania per ragioni di competenza. La procura di Catania chiede al Tribunale dei Ministri l'archiviazione delle indagini perché la decisione del Ministro sulla nave Diciotti ha natura politica e come tale insindacabile in sede penale. In caso contrario si violerebbe il principio di separazione dei poteri.

Il Tribunale dei Ministri però respinge l'archiviazione: il Ministro con la sua decisione ha privato le persone a bordo della Diciotti della propria libertà personale. Al ministro inoltre viene contestata l'aggravante perché il reato è stato "commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età".

La questione riguarda i rapporti tra poteri dello Stato. Per la magistratura l'esecutivo non può porsi al di sopra della legge, ma deve rispettarne i limiti.

L'autorizzazione a procedere

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Per agire nei confronti di Matteo Salvini serve l'autorizzazione a procedere, istituto previsto dall'art. 96 della Costituzione che così dispone: "Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale."

Al Senato, camera di appartenenza del Ministro Salvini, il compito di stabilire se l'autorità giudiziaria possa procedere per il reato di sequestro di persona aggravato o se esiste un'esimente in grado di impedire l'avvio di un procedimento penale nei suoi confronti.

Nel caso in cui il Senato dovesse concedere l'autorizzazione, la competenza passerebbe al tribunale del distretto d'appello competente territorialmente.

La disciplina del codice penale

La disciplina sull'autorizzazione a procedere è contenuta negli artt. 343, 344 e 655 c.p. Dalla lettura di questi articoli emerge che l'autorizzazione a procedere:

  • è una condizione di procedibilità;
  • deve essere richiesta dal pubblico ministero all'autorità competente entro 30 giorni dall'iscrizione del nome della persona per la quale è necessaria nel registro delle notizie di reato, salvo eccezioni;
  • fino a quando non è concessa il soggetto non può essere sottoposto (meno che non sia stato colto in flagranza di uno dei reati di cui all'art 380 comma 1 e 2) a fermo, misure cautelari perquisizione personale o domiciliare, ispezione personale, ricognizione, individuazione, confronto, intercettazione di conversazioni o di comunicazioni. A interrogatorio si può procedere solo se su richiesta dell'interessato;
  • se richiesta per compiere certe attività "prescritte da disposizioni della Costituzione o di leggi costituzionali, si applicano tali disposizioni, nonché, in quanto compatibili con esse, quelle di cui agli articoli 344, 345 e 346 cp".

Il voto su Rousseau

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La piattaforma Rousseau, creata per chiedere ai cittadini se fosse giusto o meno concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro degli Interni Matteo Salvini si è pronunciata ieri. Il 60% dei voti dice no. Felice dell'esito naturalmente il diretto interessato, che ringrazia Di Maio e ribadisce: "Questo era un atto politico per il bene degli italiani, ne ero convinto io ed anche la maggioranza dei loro elettori."

Pensiero condiviso dal popolo del web, secondo il quale non deve essere concessa l'autorizzazione a procedere nel momento in cui un ministro, come nel caso Diciotti, tutela un preminente interesse dello Stato. Una vittoria priva di valore giuridico ma morale e politico che è accompagnata da una serie infinita di polemiche.

Giunta respinge autorizzazione a procedere

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Subito dopo il voto di Rousseau, oggi la giunta per le immunità del Senato ha negato l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, tra le polemiche e le proteste anche fuori dall'aula.

I voti a favore della proposta del presidente della giunta Maurizio Gasparri sono stati 16 (6 i contrari).

Ora, la giunta chiederà all'aula del Senato (cui spetta l'ultima parola) di non autorizzare il processo nei confronti del viceministro. Una volta depositata la relazione della giunta, l'aula avrà 30 giorni di tempo per votare ed esprimere la parola definitiva sull'intero caso Diciotti.

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- Le giunte parlamentari

- La giunta per le autorizzazioni a procedere


Foto: 123rf.com
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