La lettura di una filastrocca è lo spunto per poter disegnare gli ambiti dell'attenzione che gli adulti debbono prestare alle prerogative dei bambini, come previste dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia

Filastrocca del bambino futuro[1]

"Sono un bambino, sono il tuo dono

Prima non c'ero e adesso ci sono

Sono il domani, dalle tue mani

Devi difendermi con le tue mani

Sono il futuro, sono arrivato

E sono qui perché tu mi hai chiamato

Come sarà l'orizzonte che tracci

Dipende da come mi abbracci".

Già nel passato la letteratura classica si è occupata dell'infanzia per darle voce e ruolo e richiamare l'attenzione del mondo adulto sordo e duro; tra i tanti esempi il racconto "Rosso Malpelo" di Giovanni Verga. Anche la letteratura moderna per l'infanzia ha la sua valenza e contribuisce alla promozione e diffusione di una nuova cultura dell'infanzia in linea con gli articoli 42 e 45 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (CRC nell'acronimo inglese), ove si parla di "far conoscere diffusamente i principi e le norme della Convenzione" e di "promuovere l'effettiva applicazione della Convenzione".

I versi della "Filastrocca del bambino futuro" di Bruno Tognolini possono fare da cursore per una lettura originale e interdisciplinare di alcuni articoli della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.

Sono un bambino, sono il tuo dono

Il bambino, in quanto tale, ha diritto ad essere bambino e a quello che ne consegue, identità, personalità, unicità. È quanto si ricava dall'art. 1 della Convenzione: "Ai sensi della presente Convenzione s'intende per fanciullo ogni essere umano in età inferiore ai diciotto anni, a meno che secondo le leggi del suo Stato, sia divenuto prima maggiorenne". I bambini hanno diritto al massimo rispetto per questa natura e non vanno considerati piccoli o grandi a piacimento degli adulti. I bambini sono un "dono" della vita e alla vita e non un "regalo" per il quale si aspetta il ricambio, per cui non li si deve caricare di aspettative, ansie o progetti altrui da realizzare. Bisogna tener presente il significato etimologico di infanzia, bambino, fanciullo, puerizia, tutte parole che fanno riferimento a colui che non sa ancora parlare, che balbetta, che è immaturo, che è generato, che ha bisogno di essere nutrito. È un soggetto che viene da qualcun altro e che ha bisogno dell'altro per imparare e crescere: l'inizio e la continuità della vita.

Prima non c'ero e adesso ci sono

I bambini sono innanzitutto il presente, sono la vita. L'art. 6 della CRC recita: "Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto innato alla vita. Gli Stati parti si impegnano a garantire nella più ampia misura possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo". Sopravvivenza e sviluppo non riguardano solo le condizioni fisiche, ma anche lo stadio dell'infanzia, ovvero il diritto all'infanzia, cioè la sopravvivenza e lo sviluppo in mezzo al mondo degli adulti fatto, troppo spesso, di conflittualità, violenza assistita, violenza psicologica e altro ancora.

Sono il domani, dalle tue mani

Bisogna "assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, tenuto conto dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei tutori legali o di qualsiasi altra persona legalmente responsabile di esso" (art. 3 par. 2 CRC). Protezione e cure necessarie (quelle che servono) finalizzate al benessere di quel singolo bambino e soprattutto da parte dei suoi genitori e il legislatore internazionale ha usato l'aggettivo possessivo (riferito al benessere e ai genitori) per richiamare l'attenzione sui soggetti, il destinatario e i responsabili.

Etimologicamente "protezione" evoca il futuro perché è letteralmente "coprire davanti" e, quindi, preservare, e si riferisce implicitamente al ruolo del padre che è colui che protegge. Friedrich Nietzsche diceva: "Chi non ha un padre dovrebbe procurarsene uno". Il filosofo tedesco intendeva che i padri sono importanti per lo sviluppo dei bambini tanto quanto le madri. Infatti, sia l'amore sia il rifiuto da parte di entrambi i genitori possono influenzare profondamente l'equilibrio emotivo, l'autostima e la salute mentale dei loro figli. Sono diversi gli studi che hanno rivelato come l'assenza del padre causi problemi di adattamento nei bambini, così come l'insorgere di comportamenti distruttivi man mano che crescono. La sua presenza e il suo atteggiamento positivo hanno naturalmente l'effetto opposto: facilitano l'adattamento del bambino e promuovono un sano sviluppo psicologico. I ricercatori della Michigan State University (MSU) hanno condotto uno studio (guidato dalla prof.ssa Claire Vallotton sino al luglio 2016 su 730 famiglie e pubblicato su Infant and Child Development) che ha analizzato l'importanza dei padri nella vita dei figli rilevando come lo stato mentale del padre (stress, ansia, depressione o altri disturbi mentali) influenzi direttamente i figli. Etimologicamente "proteggere" è coprire con un tetto, quindi è progettare la vita ma senza fare progetti su quella vita: così dovrebbe essere la paternità e la genitorialità in generale. L'art. 19 par. 1 della CRC stabilicse che: "Gli Stati parti adotteranno ogni misura appropriata di natura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per proteggere il fanciullo contro qualsiasi forma di violenza, danno o brutalità fisica o mentale, abbandono o negligenza, maltrattamento o sfruttamento, inclusa la violenza sessuale, mentre é sotto la tutela dei suoi genitori, o di uno di essi, del tutore e dei tutori o di chiunque altro se ne prenda cura".

Devi difendermi con le tue mani

L'art. 16 della CRC enuncia: "Nessun fanciullo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa o nella sua corrispondenza, né a lesioni illecite del suo onore e della sua reputazione. Ogni fanciullo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o atteggiamenti lesivi". In quest'articolo, più di altri, è un continuo ripetere dell'aggettivo possessivo "suo" per delineare il "nucleo" (noce) dei diritti che caratterizzano la persona già in età infantile. Difendere è oltre e di più del proteggere perché indica il respingere, il tener lontano, è un moto, un prendere iniziative, uno sguardo attento, un atteggiamento proteso verso chi è difeso. In questo sguardo o atteggiamento bisogna includere anche il tenere lontane le patologie della cura - incuria (insufficienza delle cure fisiche e/o psichiche), discuria (cure distorte o inadeguate), ipercura (eccessiva attenzione nella somministrazione delle cure) -, perché in queste manca l'attenzione verso l'altro, si è riversi su se stessi.

Sono il futuro, sono arrivato

Il bambino ha diritto al futuro, ad andare avanti, allo sviluppo che è il contrario di qualsiasi inviluppo in cui i genitori o altri adulti volessero bloccarlo o limitarlo (si pensi per esempio al cosiddetto nanismo psicosociale o ad altri disordini), come si legge nell'art. 27 della CRC: "Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente atto a garantire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale. I genitori e le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo".

E sono qui perché tu mi hai chiamato

"Il fanciullo dovrà essere registrato immediatamente dopo La nascita ed a partire da essa avrà diritto ad un nome, ad acquisire una nazionalità e, nella misura del possibile, a conoscere i propri genitori ed essere da essi accudito" (art. 7 par. 1 CRC). La scelta del nome è importante per il legame con i genitori stessi e perché "nome omen", "il nome è augurio, è un presagio". I genitori devono fare anche attenzione nell'uso di nomignoli o diminutivi e nelle formule di affetto usate ad ogni piè sospinto ("amore, tesoro, principessa, fiorellino, a mamma, a papà…") perché l'appiattimento emozionale e l'omologazione relazionale rischiano pure di suscitare anaffettività.

Come sarà l'orizzonte che tracci

L'orizzonte è etimologicamente il "circolo che delimita e, pertanto, nel suo cerchio più o meno spezzato suggerisce al senso dell'osservatore di esserne il centro, tracciandogli intorno un ambiente circolare, riecheggiando la sua centralità nella sua vita, il suo proprio punto di vista che si sposta e agisce nel mondo". I genitori, perciò, devono occuparsi dell'educazione dello sguardo e allo sguardo, devono indicare la bellezza e la grandiosità della vita e le potenzialità del figlio, ma al tempo stesso i limiti, i confini, anche nel rapporto e nel rispetto degli altri. Devono dare orientamento puntando il dito verso l'oriente e gli altri punti cardinali: "impartire a quest'ultimo [il fanciullo], in modo consono alle sue capacità evolutive, l'orientamento ed i consigli necessari all'esercizio dei diritti che gli riconosce la presente Convenzione" (art. 5 CRC).

Dipende da come mi abbracci

"Riconosciuto che il fanciullo, per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare, in un'atmosfera di felicità, amore e comprensione" (dal Preambolo della CRC). L'abbraccio è una delle migliori forme di affetto e di comunicazione interpersonale, anche perché destinato ad aprirsi e a lasciare andare l'altro verso la sua vita. L'abbraccio è simbolo anche di quell'assistenza morale che si deve ai figli (artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.). Abbraccio che ha una polivalenza, anche terapeutica, dall'abbraccio contenitivo (o metodo holding), applicato con i bambini autistici o con altre gravi disabilità, alla "hug therapy", terapia dell'abbraccio. Di questo devono tener conto i genitori alresì nell'educazione affettiva e sentimentale nell'abbracciarsi e nella coralità educativa con gli altri soggetti educativi facendo un unico abbraccio attorno al bambino, quella famiglia allargata e quella comunità di cui all'art. 5 della CRC. Di certo non devono e non possono mancare gli abbracci dei nonni. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea(prima sezione, sentenza C-335/2017 del 31 maggio 2018), ha stabilito l'importanza che i nonni possano trascorrere del tempo con i nipoti, instaurando un rapporto fondamentale con loro sia nel presente sia in previsione futura. Allo stesso tempo, ha sanzionato l'Italia che, pur riconoscendo legislativamente questo diritto, non ha predisposto le congrue misure che fossero in grado di eseguirlo. La Corte Europea era stata già interpellata con ricorso, emettendo a sua volta una sentenza (sentenza del 20-01-2015), di portata epocale, che confermò il diritto dei nonni di frequentare la nipote e, allo stesso tempo, sanzionò l'Italia, che aveva impedito la concreta realizzazione di quel diritto. Le due sentenze hanno determinato la "rivincita" di quei nonni che, a causa di separazioni difficili, si sono visti negare un rapporto costante con i nipoti. I nonni sono risorse, sono depositari di ogni dimensione spaziale e temporale, per cui si potrebbero considerare paesaggio culturale ed emozionale e patrimonio storico e artistico (mutuando la terminologia dell'art. 9 comma 2 Costituzione).

Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro scrive: "Osservando il comportamento di bambini e ragazzi allontanati da un giorno all'altro dal loro ambiente di vita, Winnicott [Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese che ha formulato la locuzione "madre sufficientemente buona"] individuò tre punti fondamentali che dovrebbero essere sempre garantiti a ogni bambino bisognoso di essere accolto, a qualunque titolo sia presente nella nostra comunità: 1) «ti accolgo…» (accettazione, contenimento, rispetto, ascolto); 2) «… provvedo ai tuoi bisogni fondamentali…» (cura, accudimento); 3) «… ti aiuto a camminare con le tue gambe» (promozione delle capacità e delle autonomie, integrazione nella comunità). Ciascuno di questi momenti è preparatorio all'altro e tutti sono interdipendenti, nel senso che, ad esempio, non si ha buona cura senza accoglimento e non si promuovono efficacemente le capacità di alcuno se non lo si accetta, accoglie e cura".

"Provate a guardare un albero con un bambino che non sa parlare" (la poetessa emiliana Azzurra D'Agostino). Un bambino che non sa parlare ha tanto da insegnare: dallo sguardo di meraviglia al silenzio.


[1]Bruno Tognolini in "Rime raminghe", Salani Editore, settembre 2013


Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: