La Corte di Cassazione intima alle banche di risarcire anche il danno morale ai clienti vittima di truffe. Con la sentenza 1865 della Terza sezione civile, infatti, la Suprema Corte stila un 'vademecum' al quale si devono attenere gli istituti di credito in caso di truffe ai clienti. Nello specifico, il caso analizzato dalla Cassazione riguarda un cliente della Deutsche Bank, Gino V. che aveva subito una vera e propria paralisi della sua attivita' imprenditoriale a causa di un 'sedicente Gino V.' che si era presentato in banca con una patente falsificata e aveva 'immediatamente utilizzato il carnet degli assegni' del vero Gino V. 'per un importo a vuoto di circa cinquanta milioni'. Il tutto senza che il funzionario di banca assumesse informazioni sul nuovo cliente. Il cittadino truffato, che aveva pure subito un procedimento penale dal quale era stato assolto per non aver commesso il fatto, e che aveva avuto guai nella sua attivita' a causa della truffa
subita, per ben due volte si era visto negare il risarcimento dei danni patrimoniali e morali da lui richiesti in quanto il Tribunale di Roma, ottobre '99, accoglieva la tesi difensiva della banca secondo la quale 'il funzionario aveva istuito la pratica in buona fede'. Stesso verdetto da parte della Corte d'appello di Roma nel novembre 2001. La situazione e' stata ribaltata ora dalla Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso del cittadino truffato.

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