La Cassazione riconosce il risarcimento per la morte del compagno anche se non convivente
Avv. Francesca Linda Dammacco - La Corte di Cassazione con sentenza n. 9178/2018 tiene conto dei tempi moderni, in cui la crisi economica ma anche altri stereotipi familiari può indurre una coppia a vivere in case diverse o addirittura in Comuni diversi.
Nel caso di specie, i giudici della Cassazione accolgono il ricorso di una signora alla quale l'assicurazione aveva negato il risarcimento per la morte del fidanzato, un operaio in pensione, caduto dal vano di un ascensore mentre lavorava in nero.
La Corte di merito aveva ammesso la relazione e la frequentazione regolare, per fare la coppia di fatto, mancava però la prova della convivenza, anzi risultava che il compagno avesse la residenza in un altro Comune.
Per la Cassazione, invece, l'approccio della Corte di merito risulta sbagliato oltre che non in linea con i tempi.
Per affermare il rapporto more uxorio il giudice cassazionista considera una serie di indizi.
La coppia aveva un conto in comune, stesso medico di base, a casa di lei c'erano le agende di lavoro dell'uomo e la donna era stata la prima ad essere avvertita dell'incidente.
Vivere lontani per i giudici spesso rappresenta un'esigenza dettata da motivi che non c'entrano con il legame affettivo: dalla necessità di assistere i genitori anziani, all'esigenza di seguire il mercato del lavoro.

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