Il dibattito tra i pasticceri veneti e l'industria dolciaria sulle diciture ingannevoli

Avv. Ilaria Angiolilli - Crostoli, galani, bugie o frappe, si chiamano in tanti modi diversi in base alla regione di appartenenza, le buonissime chiacchiere del Carnevale sono le protagoniste di una forte disputa sulla concorrenza sleale.

Anche la produzione di questi simpatici dolcetti fritti ha le proprie regole che l'industria dolciaria dovrebbe seguire, nel pieno rispetto dell'antica tradizione romana che li vedeva cotti nel grasso di maiale.

Ebbene, oggi l'arrivo delle chiacchiere nei negozi e nella grande distribuzione non deve presentarsi al consumatore con "diciture ingannevoli".

Bugie di Carnevale: il dibattito sulle diciture ingannevoli

Così affermano risentiti molti pasticceri della regione veneta che denunciano le industrie e la gdo di mettere sul mercato tra gli scaffali i golosi dolci carnevaleschi in versione light con la dicitura di "cotti al forno". Qui l'unica tecnica tradizionale e tipica delle frappe è la frittura-sostengono i professionisti insieme a Confartigianato- che dona loro croccantezza e le classiche "bolle". Non osservando la tecnica, le aziende produttrici compierebbero un atto di concorrenza sleale a discapito della produzione artigianale, ai sensi degli artt. 2598 e ss. c.c.

Sintomi di una competizione sul mercato non sana ma viziata sarebbero, secondo i pasticceri veneti, 1. la dicitura "cotti al forno" sull'etichetta della confezione, che appare ingannevole e fuorviante per la clientela, la quale, sarebbe indotta all'acquisto del dolce "pensando" che questo sia in versione light, quando in realtà è stato in precedenza comunque fritto e poi passato in forno; 2. l'impiego di materie prima di qualità inferiore, ad esempio l'olio, con conseguente vantaggio per la gdo di vendere le chiacchiere a un prezzo bassissimo, pari a un decimo del prodotto artigianale che si aggira intorno ai 45euro al chilo!
Putroppo la tradizione dei c.d. "frictilia" del Carnevale è ancora priva di tutela data l'assenza di una qualche certificazione o di un disciplinare per tutti i produttori.
Pertanto, l'utilizzo di informazioni non veritiere sull'etichetta del prodotto come in tal caso l'ingannevole notizia sulla tecnica di cottura è visto da chi è del mestiere quale tecnica illecita idonea a procurare un vantaggio per le industrie dolciarie e per contro un danno alle genuine produzioni artigianali.
Fate attenzione dunque all'acquisto dei cibi, perché non sono .... solo chiacchiere!

Avv. Ilaria Angiolilli

email: avvilariaangiolilli@gmail.com


Foto: 123rf.com
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