Prosegue il percorso dei Comuni italiani verso l'approvazione del registro per la bigenitorialità e la piena attuazione dell'affido condiviso

di Valeria Zeppilli - Il Registro per la bigenitorialità sbarcherà presto anche a Bologna, posto il recente impegno in tal senso preso recentemente dal Consiglio Comunale del capoluogo emiliano.

I riferimenti normativi di ispirazione di tale significativa scelta sono molteplici e non difficilmente potranno continuare a essere ignorati negli altri Comuni italiani.

Si parte dalla Convenzione sui diritti per l'infanzia, che onera gli Stati parte della stessa a fare del loro meglio "per garantire il riconoscimento del principio secondo il quale entrambi i genitori hanno una responsabilità comune per quanto riguarda l'educazione del fanciullo e il provvedere al suo sviluppo" e i cui principi sono stati recepiti in Italia con la legge di ratifica n. 76/1991.

Ad essa si affiancano le non meno significative disposizioni di cui alla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna e all'articolo 30, comma 1, della nostra Costituzione.

Ma non solo: un ruolo fondamentale nell'impegno del Comune di Bologna lo ha svolto ovviamente la legge numero 54/2006 che, attraverso l'articolo 337-ter del codice civile, ha introdotto il principio della bigenitorialità come diritto soggettivo del bambino e il conseguente affido condiviso, che, però, ad oggi è purtroppo ancora troppo carente sul piano dell'attuazione.

In cosa consiste il registro per la bigenitorialità

Il Registro, insomma, si traduce in uno strumento importantissimo per recepire principi già da tempo parte di normative nazionali e internazionali e, come si legge testualmente nell'impegno preso dal Comune di Bologna, "in un segnale di attenzione e di civiltà nei confronti delle persone e delle famiglie, ma soprattutto dei bambini e delle bambine, allo scopo di prevenire motivi di risentimento e ridurre la conflittualità, eliminando squilibri legati all'essere o meno genitore co- residente".

Nella sostanza, nel Registro, su richiesta anche di un solo genitore, sarà riportato il domicilio di entrambi e, sebbene la residenza non potrà che rimanere unica ai sensi dell'articolo 45 del codice civile, esso sarà quindi messo a disposizione degli enti e delle istituzioni per la trasmissione delle comunicazioni inerenti ai minori.

L'utilizzo e la tenuta del Registro saranno disciplinati, concretamente, dall'adozione di un apposito regolamento della bigenitorialità al quale si affiancherà un protocollo di intesa con tutti gli enti e le istituzioni che in qualche modo incidono nelle vite dei minori.

L'impegno, infine, è quello di promuovere mediante le più disparate iniziative il rispetto a qualsiasi livello del diritto del minore alla bigenitorialità.

I Comuni in cui è stato approvato

Il Registro della bigenitorialità, con l'impegno preso per la sua istituzione anche a Bologna, continua quindi la sua affermazione tra i diversi Comuni in Italia.

La decisione del Consiglio comunale bolognese, infatti, si pone sulla scia di un percorso già avviato in diverse altre città italiane, non solo grandi, come ad esempio Trento, Savona e Verona, ma anche più piccole, come Gorgonzola (Comune della città metropolitana di Milano) e San Giorgio a Cremano (Comune della città metropolitana di Napoli).

Valeria Zeppilli

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