di Marina Crisafi - Dopo le indiscrezioni diffuse nei giorni scorsi, adesso il dato è ufficiale: l'art. 10 del c.d. decreto Milleproroghe (d.l. n. 192/2014, pubblicato in G.U. n. 302 del 31.12.2014) ha cancellato gli aumenti delle accise sui carburanti che dovevano scattare dall'1 gennaio 2015.

La disposizione inserita nell'art. 10 del d.l. neutralizza, infatti, la clausola di salvaguardia che era stata prevista dal decreto sull'Imu del 2011 (emanato dall'allora governo Berlusconi) a copertura dei costi per l'abolizione, quasi totale, della tassa sulla prima casa.

L'aumento delle accise (di due o tre centesimi) era destinato dunque a garantire all'erario circa 671 milioni di euro per il 2015 e 17,8 milioni entro la metà di febbraio 2016 evitando così di dover aumentare il deficit oltre le previsioni del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

Il decreto prevede, invece, che le somme necessarie possano rientrare dai proventi dei capitali rientranti dall'estero, grazie anche alla recentissima normativa sulla voluntary disclosure.

Ma qualora ciò non bastasse, il Mef si riserva comunque la facoltà di aumentare, entro il 30 settembre, la misura degli acconti ai fini dell'Ires e dell'Irap e, in caso di eventuale minor gettito, di disporre un nuovo aumento delle accise a decorrere dall'1 gennaio 2016.

Un regalo della Befana anticipato, dunque, da parte del Governo

che, però, rischia di essere restituito l'anno successivo e che, in ogni caso, non elimina il problema dell'eccessiva tassazione sui carburanti che grava sui cittadini, i quali, solo negli ultimi cinque lustri, hanno visto aumentare di 10 volte il prelievo delle accise e di due volte quello dell'Iva. 

Decreto_Milleproroghe

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