Era una donna forte e coraggiosa Lea Garofalo, 35enne calabrese che aveva avuto l'ardire' di denunciare una faida di 'Ndrangheta che vedeva coinvolto il proprio compagno, divenendo collaboratrice di giustizia. 

Un affronto che non si perdona presso certi ambienti. Così, dopo un primo tentativo di sequestro andato a vuoto nel maggio del 2009, l'incontro nel novembre dello stesso anno con il suo ex e il fratello di lui le fu fatale: Lea fu uccisa, e il suo corpo - i cui pochi resti furono rinvenuti solo a distanza di 3 anni - dato alle fiamme e gettato all'interno di un tombino di un magazzino di Monza. 

La sentenza che avrebbe dovuto chiudere il terzo grado di giudizio contro gli imputati (oltre all'ex compagno e al cognato - Carlo e Vito Cosco - anche: Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino), prevista per il 5 dicembre scorso, è adesso slittata al prossimo 18 dicembre. 

Il sostituto Procuratore Generale Massimo Galli ha chiesto la conferma delle condanne inflitte in Appello: ergastolo per i Cosco, Curcio e Sabatino, e 25 anni per Carmine Venturino.



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