"Confinare" il portiere di uno stabile in un locale insalubre - come un seminterrato, o un appartamento umido e senza finestre - potrebbe costare caro ai condomini. Può infatti determinare danni per la salute.

È quanto accaduto in una vicenda presa in esame dalla Corte di Cassazione  relativa al contenzioso tra una portiera e il condominio presso il quale lavorava.

La donna aveva trascorso anni al chiuso di un seminterrato estremamente umido e ciò aveva determinato un aggravamento dei dolori e delle difficoltà di movimento legati alla sua artrosi. 

Ricorrendo avverso le sentenze di merito che escludevano il nesso di causalità tra lo svolgimento dell'attività di portierato nel sottoscala e il peggioramento della malattia già in atto, la donna ha invece visto riconoscersi in terzo grado la fondatezza delle sue pretese. 

Secondo la Cassazione (sentenza 18247/2014) l'ex lavoratrice ha diritto al risarcimento del danno non patrimoniale, sulla base del rilievo che anche laddove il rapporto di consequenzialità fra i disturbi fisici e l'ambiente di lavoro non possa dirsi con totale certezza "esclusivo, assoluto e determinante", è da ritenersi comunque sufficiente - come causa concorrente del danno - a configurare un diritto al risarcimento.


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