Non è passato molto tempo da quando la Corte di Cassazione (con sentenza n. 27193 del 23 giugno scorso), ha qualificato come "evasione" l'allontanamento di un uomo, sottoposto agli arresti domiciliari, per essersi recato in farmacia ad acquistare un medicinale.

In questi giorni, con la sentenza n. 36123/2014, la sesta sezione penale della S.C. è tornata ad occuparsi dell'argomento, rigettando il ricorso di una donna uscita di casa mentre era agli arresti domiciliari solo per buttare la spazzatura, sull'assunto che qualsiasi "allontanamento, ancorchè limitato nel tempo e nello spazio" è da considerarsi evasione, essendo irrilevanti i motivi che hanno determinato la condotta del detenuto. A nulla sono valsi, infatti, i tentativi della difesa di dimostrare che l'abbigliamento della donna, sorpresa dai poliziotti fuori casa in "pigiama" e "pantofole", rendesse evidente come non potesse trattarsi di un tentativo di evasione ma semplicemente di liberarsi dai propri rifiuti. 

Secondo la Corte, infatti, il divieto di uscire dall'abitazione senza apposita autorizzazione, è "assai semplice" e di "comune cognizione" e, dunque, categorico. Anche perché, tra l'altro, ha ribadito la Cassazione, al fine di provvedere a determinate esigenze di vita, chiunque si trovi ai domiciliari, ha la possibilità di chiedere al giudice specifica autorizzazione ad allontanarsi dalla propria abitazione. 

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