Di Laura Tirloni - Nell'aprile di quest'anno, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità degli artt. 4, comma 3, 9, commi 1 e 3, e 12, comma 1, della legge n. 40, varata il 19 febbraio 2004, relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita, spiegandone le motivazioni nella decisione n. 162/2014 dello scorso giugno.

Con la pronuncia d'incostituzionalità cade, pertanto, un altro dei pilastri fondanti della l. n. 40/2004 in materia di procreazione assistita, già duramente smontata dai numerosi interventi dei tribunali e dalla stessa Consulta nella precedente sentenza n. 151 del 2009, in ordine al divieto di produzione di più di tre embrioni e all'obbligo di impianto contemporaneo, oltre al divieto di diagnosi reimpianto.


L'ultimo divieto, quello di fecondazione eterologa, è stato cancellato dalla Corte poiché considerato privo di adeguato fondamento costituzionale, sulla ratio che la scelta della coppia "di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi" riconducibile agli artt. 2, 3 e 31 Cost. e concernente la sfera privata e familiare. Di conseguenza, ogni limitazione di tale libertà e "in particolare un divieto assoluto imposto al suo esercizio, devono essere ragionevolmente e congruamente giustificate dall'impossibilità di tutelare altrimenti interessi di pari rango. La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile, concernendo la sfera più intima ed intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali, e ciò anche quando sia esercitata mediante la scelta di ricorrere a questo scopo alla tecnica di PMA di tipo eterologo, perché anch'essa attiene a questa sfera".

La decisione apre le porte, pertanto, al ricorso alla fecondazione eterologa anche in Italia, riaccendendo le speranze di oltre 9.000 coppie infertili che vorrebbero avere un figlio e riducendo il fenomeno del "turismo procreativo" che ogni anno vede circa 2500-2700 coppie (secondo le ultime stime) recarsi all'estero per effettuare questo tipo di interventi.
Per non parlare dell'enorme sottobosco della "procreazione fai-da-te", sviluppatosi negli ultimi anni a seguito dei divieti imposti dalla legge 40, che coinvolge per lo più coppie eterosessuali desiderose di un figlio, ma che per motivi economici e non solo, rifiutano di rivolgersi a centri per la procreazione eterologa all'estero, oppure coppie lesbiche che in Italia non hanno accesso alla PMA, o, infine, donne single desiderose di maternità al di fuori di un rapporto di coppia.
Un vero e proprio esercito di aspiranti genitori, disposti a tutto pur di realizzare il loro sogno. Un'Italia che ha cercato di bypassare i divieti imposti dalla legge 40 e che ha imboccato strade alternative e più accessibili, anche in termini economici.
Di pari passo con l'aumento della richiesta, si è infatti assistito al proliferare dell'offerta, da parte di donatori di seme volontari, dietro compenso o gratuitamente per aiutare gli aspiranti genitori a realizzare il proprio sogno. Non è difficile trovarne traccia online, su siti specializzati, forum, chat o su apposite pagine facebook. Per tutti questi aspiranti genitori, sulla versione italiana del sito francese (a pagamento) co-genitori.it, ad esempio, è possibile iscriversi ed accedere a una bacheca virtuale che raccoglie richieste e offerte di donazione seme, maternità surrogata e via dicendo. Si tratta di pratiche, consentite all'estero ma sino ad oggi vietate dalla legge italiana, che punisce chiunque le organizzi e pubblicizzi, sulle quali, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa, il legislatore dovrà pronunciarsi, soprattutto nei confronti dei diritti dei bambini nati in provetta.

Infatti, anche se la decisione della Corte Costituzionale, a detta di molte associazioni e degli addetti ai lavori, non ha creato nessun vuoto normativo, per rendere attuativa la pronuncia e consentire ai centri di PMA di cominciare ad eseguire le pratiche, occorrerà attendere alcuni passaggi in Parlamento, necessari per aggiornare la legge n. 40 fino ad oggi pensata solo per la fecondazione omologa.
Proprio in questi ultimi giorni, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha annunciato la costituzione di un gruppo di esperti che lavoreranno alla fase istruttoria, predisponendo entro la fine del mese di luglio delle "linee guida", prima dei successivi passaggi alle Camere, in grado di chiarire le modalità del ricorso alla fecondazione eterologa e fissare dei paletti in una materia così delicata.
In particolare, fermo restando il principio base di garantire ai pazienti il diritto alla pratica, assimilando quanto già consentito in altri Paesi, sul tavolo del gruppo di studio ci sono i seguenti aspetti da esaminare: donazioni gratuite e limitate (tra 5 e 10) per evitare la nascita di troppi bambini da un unico genitore biologico; niente cataloghi "con le caratteristiche estetiche di chi da i gameti", limiti di età analoghi a quelli previsti per la fecondazione omologa e regole per la c.d. "egg sharing", ossia la possibilità che le donne sottoposte a cure antisterilità mettano a disposizione gli ovociti in sovrannumero. Infine, sulla scia di quanto avviene sempre più spesso all'estero, diritto dei figli di conoscere la vera identità facendo cadere l'anonimato dei donatori.

Laura TirloniLaura Tirloni - Pagina del profilo
Contatti: tirloni.laura@hsr.it

Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: