di Stefano Bovino - boy.style@virgilio.it 

Quello della riforma della giustizia è argomento che a più riprese ha interessato i vari esponenti del mondo politico susseguitisi negli ultimi anni.
Prescindendo da obiettivi e contenuti della futura riforma, il tema risulta inserito tra quelli più urgenti dell'agenda dell'attuale governo, rinviato al completamento, a breve, delle altre riforme in atto, tra cui quella del Senato.
Il bisogno generalizzato di una riforma della macchina della giustizia è un'urgenza avvertita non solo dagli addetti al settore ma da tutto il mondo civile, con cambiamenti che restituiscano funzionalità ed efficienza a tutti i singoli ingranaggi, per garantire ai cittadini l'effettiva tutela dei diritti e degli interessi legittimi, costituzionalmente protetti.

Per far ciò, occorre una riforma di ampio respiro, tesa non solo alla riorganizzazione dell'apparato, con stanziamenti e investimenti mirati in grado di dotare le diverse strutture di adeguati strumenti operativi, ma una modifica del sistema alla radice, finalizzata a superare la situazione di grave inefficienza in cui versa la macchina giudiziaria, involgendo, necessariamente, la stessa qualità e sostenibilità del modo di legiferare.
Proprio quest'ultimo punto è ritenuto cruciale, di fronte ad un Parlamento che, negli ultimi tempi, sta abdicando alla propria funzione legislativa affidata sempre più alla decretazione d'urgenza del Governo
, provocando autorevoli interventi (Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, ecc.) che invitano ad un uso più coerente di tale strumento, in ottemperanza al dettato costituzionale. Oltre ai limiti ben precisi assegnati ai decreti legge, quali fonti di carattere eccezionale e straordinario, la Carta Costituzionale richiede anche l'"omogeneità" della materia degli atti provvisori che, invece, ad oggi, è completamente snaturata per l'effetto di norme aggiunte nella procedura di conversione (il riferimento è agli ormai consueti decreti "omnibus" della prassi) che, nella fase di discussione e approvazione parlamentare, a colpi di emendamenti (e maxiemendamenti) trasformano significativamente i testi rispetto ai progetti originari.
Altra questione di notevole rilievo inerente la capacità legislativa, è la proliferazione massiva di disposizioni e novelle normative sempre più "ermetiche" e "contraddittorie", che costringono la giurisprudenza a sopperire, attraverso il ruolo di interpretazione ad essa affidato, per chiarire il significato delle norme nella pratica garantendone la corretta applicazione.
Da più parti, pertanto, si auspica una sorta di "regulation review" che attui una semplificazione normativa, attraverso l'emanazione di leggi applicabili e comprensibili, l'abrogazione della frammentarietà delle disposizioni in molte materie a favore dell'introduzione di testi unici che assicurino maggiore certezza del diritto e coerenza del quadro legislativo di riferimento.
Stefano Bovino - boy.style@virgilio.it - tel.3286167371


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