MEDIAevo n. 30 di Paolo M. Storani - Su Il Foglio dell'11 marzo 2014 Luigi Manconi, un passato di battaglie anche giuste e sacrosante in difesa dei diritti, lancia apprezzamenti all'indirizzo di Marco Travaglio.
Simpatico o antipatico a seconda dei gusti, il vice-Direttore de Il Fatto Quotidiano rimane pur tuttavia un giornalista semplicemente fondamentale per il sistema informativo italiano, autentica effervescenza democratica; ovviamente il politico che ha sposato in seconde nozze Bianca Berlinguer, sontuosa direttrice del Tg3, la pensa in modo radicalmente diverso: "Travaglio rappresenta un modello di giornalismo che non finisce di provocare danni incalcolabili. Si tratta di un modello totalmente immorale ...Nulla di personale, dunque: Travaglio è solo un pretesto per riflettere su una catastrofe intellettuale e morale della quale, per sua fortuna, non è consapevole".

Della serie: combattere da lustri la corruttela denunciando in modo estremamente documentato e preciso la depravazione e la bulimia dei partiti politici in Italia in nome della legalità sarebbe per il parlamentare, militante di Lotta Continua negli anni ricompresi tra il 1969 ed il 1975, 'totalmente immorale'.
Chi ha un po' di capelli bianchi sul capo ricorderà che Manconi si spinse persino a criticare aspramente il leggendario e mai troppo rimpianto Fabrizio de André. Questa la stroncatura di un album dell'artista genovese padre di Crêuza de mä: "è un disco tremendo: il tentativo, clamorosamente fallito, di dare un contenuto 'politico' a un impianto musicale, culturale e linguistico assolutamente tradizionale, privo di qualunque sforzo di rinnovamento e di qualunque ripensamento autocritico: la canzone Il Bombarolo è un esempio magistrale di insipienza culturale e politica". Pleonastico specificare chi allora tra Manconi ed un fenomeno mondiale della musica come Fabrizio de André avesse ragione e chi torto. Preferibile stendere un pietoso velo anche sulle tesi di Luigi Manconi sul terrorismo di sinistra quale "violenza razionale-strumentale": il ricordo va ovviamente non a chi sostenne tali paradossali teoremi e che oggi dovrebbe riflettere bene prima di esprimersi sulla "catastrofe intellettuale e morale" di altre persone, bensí alle vittime della lotta armata.

Il proclama su Marco Travaglio, oltretutto, perviene da uno degli organi di informazione del Gruppo Berlusconi, il più sottile e raffinato: un tycoon, il personaggio di Arcore, che chiede/pretende una grazia (si tratterebbe - sostiene quella parte politica che ha governato il nostro Paese per buona parte dell'ultimo ventennio - di una "battaglia di civiltà") impossibile giuridicamente, oltre che ingiustificabile dal punto di vista etico; un ex presidente del consiglio che, dichiarando di candidarsi alle imminenti elezioni europee, viola apertamente la legge Severino sull'incandidabilità. La cosa, oltre alla sentenza di ieri notte, 18 marzo 2014, emessa dalla Corte di Cassazione, con conferma dell'interdizione dai pubblici uffici per due anni, è proibita soltanto da una dozzina di disposizioni normative, tra le quali un vecchio e fastidioso arnese, il Codice Penale, con divieto di votare ed essere eletto.

E' (ancora) questa l'Italia derelitta dell'anno domini 2014 in cui c'è un disperato bisogno di giornalisti eccellenti come Marco Travaglio.

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