Dr Luigi vitale,


Giusto un anno fa, la Corte di Giustizia del Lussemburgo emetteva una sentenza destinato a fare storia. Un articolo di giornale così descrisse l'avvenimento:  

"Il tribunale dell'EFTA alla quale aderiscono tutti i Paesi membri del Unione Europea oltre a Islanda e Norvegia, con sede a Lussemburgo, ha stabilito che il governo dell'Islanda non ha violato la legislazione europea quando ha deciso di non risarcire gli investitori stranieri della banca online ICESAVE, dipendente da una delle principali entità finanziarie fallite nel 2008. "

Si tratta di un precedente di eccezionale portata, che pur se non destinata a vincolare sentenze successive, certo ne condizionerà l'esito.

Se in punto di diritto non possono esserci dubbi in proposito, in punto di fatto vale la pena chiedersi quali considerazioni possono rilevarsi in ambito italiano. 

Un istituto finanziario è per un principio di libero mercato, un entità indipendente, privato che opera in un contesto internazionale.

Quando fallisce, il danno patrimoniale è talmente importante da rendere necessario l'intervento del governo dove l'istituto ha sede legale.

Ora, come si evidenzia dalla motivazione della sentenza della Corte del Lussemburgo, così come dichiarato in precedenza dal governatore della BCE, Mario Draghi, (ma la dichiarazione risale addirittura a quando ancora era governatore della Banca d'Italia nel 2010):

 " non è possibile che istituti privati, che rispondono unicamente ai loro titolari per la distribuzione degli utili, diventino improvvisamente pubblici, quando si tratta di distribuire le perdite ! "

Il riferimento di Draghi va indirizzato al più famoso fallimento bancario della storia, quale fu considerato quello della Lehman Brother statunitense. Banca che a suo tempo era considerata 

" Too big to fail ".

Le conseguenze del tracollo si sono sentite in tutto il mondo ed hanno innescato altri fallimenti come quello della Landsbanki islandese alla quale apparteneva il conto Icesave.

Nella fattispecie il governo di cui era capo Grimsson, era stato fatto oggetto di pressioni da parte dei governi inglesi e olandesi, affinché venisse girato il debito della banca fallita ai cittadini islandesi in ragione di 100 euro al mese per 15 anni (18000 euro a testa) in modo da risarcire i richiedenti, cioè Olanda e Inghilterra del denaro da loro anticipato ai correntisti, legittimi investitori.

Come si può imporre d'imperio il trasferimento di un debito da un soggetto privato ad un altro soggetto privato ?

La questione è rilevante anche in Italia, dove dal 2012, gravi problemi investono anche la terza Banca del nostro Paese, il Monte dei Paschi di Siena, anche in questo caso si è parlato di nazionalizzazione, oppure di cessione di una parte della quota azionaria.

Il rischio concreto, è che ancora una volta, l'enorme voragine rappresentata dal buco di bilancio della banca, venga spalmato sulle spalle di inermi e inconsapevoli cittadini.

L'ormai pesantissimo fardello, costituito dal debito pubblico nazionale, ha superato quota 33.000 euro pro capite, compresi bambini.

La domanda legittima a questo punto è questa:

"Possiamo reagire alla sempre più pressante richiesta fiscale, spesso ingiustificata, del nostro governo, prima che di essere totalmente schiacciati ? "

Oltre la misura dei servizi sociali che lo Stato rende attraverso la spesa primaria (sanità, difesa, giustizia, previdenza e istruzione) siamo già costretti a pagare costi relativi a veri e propri fallimenti politici, il cui esempio più eclatante è l'ammontare degli interessi passivi sul debito pubblico che oggi supera i 90 miliardi di Euro. Altro esempio sono i costi dell'amministrazione pubblica per oltre 23 miliardi.

Ma sono costi importanti anche la corruzione, l'evasione fiscale, il clientelismo.

"e volendo reagire, la strada migliore è quella della magistratura ? "

Visto i recenti successi in Italia e all'estero, sono sempre più sicuro di si.

luigivitale02.wordpress.com


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