di Licia Albertazzi - Si ringrazia sentitamente il Dott. Vincenzo Pisapia, attivo lettore e contributore di Studio Cataldi, il quale ha fornito alla redazione il materiale necessario alla redazione del presente articolo.


E' facoltà dei cittadini dell'unione presentare al Parlamento europeo petizioni (sotto forma di denunce o di richieste di chiarimento) circa normative nazionali che incontrerebbero criticità in relazione a direttive e regolamenti europei (art. 227 del trattato sul funzionamento dell'Unione Europea). E ciò è accaduto relativamente alla contestata legittimità di pagamento del canone RAI. La petizione è stata promossa da alcuni cittadini italiani. Verrà qui analizzato il parere fornito in merito dalla Commissione per le petizioni, interna al Parlamento europeo.


Fonte dell'obbligo. L'obbligo alla corresponsione del canone RAI

è rilevabile all'art. 1 del regio decreto legge n. 246 del 21 Febbraio 1938, il quale riporta che "chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto. La presenza di un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire l'impianto aereo, ovvero di linee interne per il funzionamento di apparecchi radioelettrici, fa presumere la detenzione o l'utenza di un apparecchio radioricevente".


La RAI e la "missione di diritto pubblico". Secondo la Commissione il servizio offerto dalla RAI ha natura pubblica. Di conseguenza, il pagamento del canone RAI

è considerato un vero e proprio aiuto di Stato. Prosegue la Commissione affermando che "il compito della Commissione è di monitorare la conformità con le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato"e dunque essa "deve valutare se gli aiuti di Stato connessi all'emittente pubblica si limitano a quanto necessario per finanziare gli obblighi di servizio pubblico chiaramente definiti e che le sono stati affidati, e verificare che tale aiuto non causi inutili distorsioni della concorrenza".


Legittimità della corresponsione del canone. Tralasciando in questa sede critiche etiche e sociali, dal punto di vista strettamente giuridico la Corte Europea nel suo parere è ben chiara: il canone RAI non contrasta con le norme a garanzia della libera concorrenza interna all'Unione Europea. E' stato fornito giudizio affermativo in tema di compatibilità anche relativamente al mercato interno italiano. Altrettanto efficaci sarebbero i meccanismi di controllo interno italiani, i quali vigilano circa il rispetto del mandato da parte della RAI.


Le esenzioni previste. Unica esenzione ad oggi operante è quella relativa ai soggetti che abbiano compiuto il 75esimo anno di età entro il termine di pagamento del canone ed il cui reddito, sommato a quello del coniuge convivente (se presente), "non sia superiore complessivamente ad euro 516,46 per tredici mensilità". Tale disposto è contenuto nella legge n. 248 del 24 Dicembre 2007.


Vai al testo del parere del Parlamento UE del 20 Settembre 2013

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