Dott. Aldo Di Virgilio

Funzionario Amministrativo presso AUSL Lanciano/Vasto/Chieti

L'AUSER, associazione di volontariato e di promozione sociale tesa a valorizzare gli anziani e a far crescere il loro ruolo attivo nella società, ha di recente illustrato a Roma i risultati di un interessante indagine condotta sulle RSA italiane nel triennio 2009 / 2011.

In questo articolo tuttavia ci occuperemo, particolarmente, della seconda sezione del citato lavoro, che attiene alla lettura dei bilanci prodotti da alcuni dei maggiori gruppi italiani ivi operanti, e di cui tenteremo di fare un breve compendio per inquadrare quegli aspetti che determinano la natura aciclica della gestione profit dell'assistenza agli anziani.

Premesso che molteplici studi hanno dimostrato come per poter generalizzare i risultati della ricerca in questo particolare ambito risulti più efficace analizzare i comportamenti dei principali player del settore piuttosto che condurre una disamina sulle realtà minori, sono state analizzati i bilanci semplificati in modo da estrapolarne dati oggettivi ovvero i dati contabili, quasi mai considerati se non in altri contesti economici.

I bilanci approvati negli ultimi tre anni sono stati estrapolati dal Registro delle Imprese della Camera di Commercio, poiché i maggiori gestori di RSA italiane hanno appunto scelto quale veste giuridica proprio quella di "società di capitali". Le due società che vengono prese a riferimento (e che per comodità nomineremo "A" e "B") hanno quale caratteristica principale di costituire od appartenere ad un "gruppo", e ne consegue che talvolta i bilanci non illustrano il risultato di gestione delle strutture sanitarie, bensì solo di loro parti, tuttavia se ciò rappresenta un limite dal punto di vista quantitativo, certamente per converso aiuta a meglio comprendere il funzionamento del settore nel suo complesso.

GRUPPO "A"

Questo gruppo può considerarsi la maggiore realtà italiana nel settore delle residenze per anziani.

Lo schema sintetico del Conto Economico tra gli anni 2009 / 2011 ha messo in evidenza quanto segue:

  • il Valore della Produzione (i ricavi di vendita) è cresciuto con vigore nel biennio 2009 / 2010, mentre nel successivo anno ha rallentato il trend, andando incontro al consolidamento (crescita complessiva, 17% circa);
  • anche il Costo della Produzione, ovvero i costi del processo produttivo (che include i Costi per Servizi ed i Costi per il Personale) ha avuto un analogo andamento (crescita maggiore nel biennio 2009 / 2010); con una crescita complessiva di circa il 17%;
  • i Proventi ed Oneri Finanziari nel triennio si attestano sempre intorno ai 2 milioni di euro, denotando un notevole ricorso all'indebitamento bancario;
  • il Risultato Ante Imposte è sempre positivo nei tre esercizi analizzati con una crescita notevole tra il 2010 ed il 2011, da circa 1,3 milioni a 6,3 milioni;
  • si registra, al netto del pagamento delle imposte, una lieve perdita degli utili nel 2009 pari all'1,8% del Valore della Produzione, ed un lieve utile nell'anno 2010 che si incrementa ancora nell'anno successivo (1,8 milioni di euro);
  • il numero dei dipendenti cresce di quasi il 24% nel periodo 2009 / 2010, ed anche nell'anno successivo del 5% ad invarianza del Valore della Produzione, data l'internalizzazione del personale prima gestito in outsourcing;
  • i Costi complessivi della Produzione nel triennio incidono per oltre il 95% sul Valore della Produzione;
  • il Costo del Personale incide per oltre il 36% sul Valore della Produzione nel triennio osservato;
  • gli Oneri Finanziari incidono per meno del 2% sul Valore della Produzione.

Lo schema sintetico dello Stato Patrimoniale Attivo (che descrive come vengono impiegate le risorse necessarie alla gestione operativa dell'azienda) tra gli anni 2009 / 2011 ha messo in luce che alla fine del 2011 le Immobilizzazioni costituiscono circa il 68% del totale, mentre l'Attivo Circolante ne rappresenta circa il 30%. Nel caso del Gruppo "A", l'elevato valore delle Immobilizzazioni Immateriali è in prevalenza dovuto all'avviamento, cioè alla differenza di prezzo in eccesso rispetto al valore patrimoniale delle società acquisite. Tale elemento è indice della forte espansione nel settore del gruppo, attraverso l'acquisizione di molte strutture; la suddetta strategia se da un lato ha permesso una rapida penetrazione del mercato, dall'altro imponeva di conseguire elevati livelli di produttività, ma si è trattato di una strategia inefficace (come rilevato nel Conto Economico) date le perdite registrate nel 2009 e gli scarsi utili realizzati nel 2010. Il reddito, insomma, non ha raggiunto i livelli auspicati in relazione ai capitali impiegati per le acquisizioni delle strutture e le altre attività in generale.

        Per quanto riguarda l'Attivo Circolante, la crescita dei Crediti per oltre il 36% non costituisce un elemento positivo, data la quasi invarianza del Valore della Produzione; ciò è un evidente sintomo della difficoltà ad incassare i crediti, ed in particolare i crediti vantati nei confronti dei soggetti istituzionali (Regioni, AUSL, Comuni), che costituiscono la maggioranza dell'Attivo Circolante.

        Lo Stato Patrimoniale Passivo (che illustra le fonti delle risorse impiegate e necessarie alla gestione operativa) mette in evidenza che il Patrimonio Netto costituisce circa il 25% del totale, mentre i Debiti ne rappresentano circa il 67%. Considerando il debito verso la controllante e i debiti verso le banche a medio e lungo termine unitamente al Patrimonio Netto (87 milioni), contrapposti alle Immobilizzazioni Complessive (95 milioni), è possibile evidenziare una situazione di squilibrio patrimoniale di lungo termine; diversamente, analizzando i Crediti Verso i Clienti (27 milioni) con i Debiti Verso i Fornitori (15 milioni), notiamo invece una situazione di equilibrio patrimoniale corrente e di breve termine.

        Il ricorso alle banche ed alla controllante è dunque fondamentale per il finanziamento degli investimenti e del Capitale Circolante: vista l'entità del Patrimonio Netto e del totale dello Stato Patrimoniale, si conferma che i livelli di redditività sono insoddisfacenti e devono essere migliorati nonostante la progressione al rialzo nel triennio osservato. Va rimarcato che l'utile 2011 è stato conseguito grazie ad operazioni straordinarie (cessioni di strutture non adeguatamente redditizie) e non invece attraverso il business specifico.

GRUPPO "B"

Il capitale di questo gruppo e riconducibile a privati, ed in particolare alla famiglia Y. Questa società detiene partecipazioni di controllo in altre società, che sono collegate al business della casa-madre.

Lo schema sintetico del Conto Economico tra gli anni 2009 / 2011 ha messo in evidenza quanto segue:

  • il Valore della Produzione è cresciuto con grande veemenza nel corso del triennio, ed addirittura nel biennio 2009 / 2010 nonostante il periodo di crisi, del 37% (crescita complessiva, 63% circa);
  • il Costo della Produzione si incrementa in modo ancora più significativo, quasi fino al 67%; per quanto riguarda i Costi per Servizi si raggiunge quasi il 41%, mentre i Costi per il Personale crescono fino al 93%;
  • i Proventi ed Oneri Finanziari nel triennio evidenziano un trend in diminuzione;
  • il Risultato Ante Imposte risulta sempre positivo nei tre esercizi analizzati con un raddoppio delle grandezze numeriche;
  • si registra, al netto del pagamento delle imposte, un forte miglioramento degli utili, infatti l'incremento su base triennale è pari al 150%, valore che non trova assolutamente riscontri analoghi nel più ampio settore industriale dei servizi;
  • il numero dei dipendenti cresce di quasi il 140%, mentre la crescita dei costi è aumentata in maniera meno consistente (93%);
  • i Costi complessivi della Produzione nel triennio incidono per meno del 90% sul Valore della Produzione;
  • il Costo del Personale incide per oltre il 32% -nel 2011- sul Valore della Produzione nel triennio osservato;
  • gli Oneri Finanziari incidono per poco più dell'1% sul Valore della Produzione

Lo schema sintetico dello Stato Patrimoniale Attivo tra gli anni 2009 / 2011 ha messo in luce che alla fine del 2011 le Immobilizzazioni costituiscono circa il 73% del totale, mentre l'Attivo Circolante ne rappresenta circa il 26%. Nel caso del Gruppo "B", l'elevato valore delle Immobilizzazioni Materiali è prevalentemente dovuto all'acquisto dei terreni ed alla realizzazione "diretta" delle strutture per anziani. La società ha quindi penetrato con minore rapidità il mercato, a beneficio però di una maggiore disponibilità di tempo per controllare e valutare i costi dei propri investimenti non riconoscendo, a differenza del Gruppo "A", importi a titolo di avviamento. Questa strategia, unita ad una corretta gestione aziendale, pare essere valida in quanto la redditività si pone su livelli di assoluto rispetto.

        Per quanto riguarda l'Attivo Circolante, non si rilevano significativi scostamenti.

        Nell'ambito del Stato Patrimoniale Passivo il Patrimonio Netto costituisce circa il 17%, mentre i Debiti ne rappresentano circa l'80%. Considerando i debiti verso le banche a medio e lungo termine unitamente al Patrimonio Netto (16 milioni), contrapposti alle Immobilizzazioni Complessive (27 milioni), è possibile evidenziare una situazione di squilibrio patrimoniale di lungo termine; se analizziamo invece i Crediti Verso i Clienti (5,5 milioni) con i Debiti Verso i Fornitori (4,6 milioni), notiamo invece una situazione di equilibrio patrimoniale corrente e di breve termine.

        Anche per il Gruppo "B" il ricorso alle banche è imprescindibile per il finanziamento delle attività e del Capitale Circolante. Lo squilibrio economico di lungo periodo prima evidenziato deve essere correttamente monitorato anche in relazione alle scarse disponibilità liquide per evitare tensioni di liquidità. In presenza di un patrimonio immobiliare in così rilevante espansione con la capacità di conseguire ottimi risultati reddituali, il sistema bancario non dovrebbe avere problemi a finanziare questo operatore.

        Il Gruppo “A" ed il Gruppo "B", con una continuità di risultati positivi da diversi anni, si sono messi in luce per l'inarrestabile trend di crescita dei loro fatturati, anche se con dinamiche differenti, conseguendo livelli reddituali soddisfacenti. Entrambi, pur intuendo maggiori difficoltà nel settore rispetto al passato, dovute a elementi non prevedibili come la riduzione dei fondi pubblici per la sanità e la minore capienza economica degli ospiti, ritengono di poter adeguatamente far fronte agli eventi futuri. 

A questo punto, estrapoliamo le risultanze dei bilanci così come sopra emersi e utilizziamoli per analizzare la struttura dei costi in relazione al posto-letto.

Questo approfondimento è importante in quanto consente, in termini oggettivi, di individuare le componenti di costo, e quindi di servizio, nonché il loro peso sui ricavi per posto-letto. A tal riguardo, si precisa che nel corso dell'anno 2011, mediamente, si è ottenuto un ricavo per posto-letto di circa € 35.200,00, il che equivale ad una retta giornaliera media di € 96,44. L'esplicitare le singole componenti di costo, come di seguito si illustrerà, con riferimento ai due gruppi scelti per l'indagine, risulta particolarmente significativo nella misura in cui evidenzia le differenti strategie di penetrazione e di sviluppo, nonché la differente efficienza gestionale, comunque già manifestata in precedenza attraverso la descrizione dei rispettivi bilanci semplificati.

Gruppo A

Gruppo B

voce

struttura dei costi semplificata

%

voce

struttura dei costi semplificata

%

1 (c.o.)[1]

Materie prime

4,50%

1 (c.o.)

Materie prime

9,20%

2 (c.o.)

Servizi

30,00%

2 (c.o.)

Servizi

35,00%

3 (c.o.)

Godimento beni e servizi

10,00%

3 (c.o.)

Godimento beni e servizi

8,00%

4 (c.o.)

Personale

37,00%

4 (c.o.)

Personale

31,00%

5

Ammortamenti e svalutazioni

6,00%

5

Ammortamenti e svalutazioni

3,00%

6

Altri oneri

6,00%

6

Altri oneri

2,00%

7

Oneri finanziari

1,50%

7

Oneri finanziari

1,60%

8

Imposte

3,50%

8

Imposte

4,00%

9

Utile

1,50%

9

Utile

6,20%

Si è scelto di strutturare lo schema semplificato dei costi estrapolati dai Conti Economici indicando le prime otto voci dei prospetti presentati, mentre la nona voce attiene agli utili (il valore residuo determinatosi dalla differenza percentuale tra i costi per posto-letto ed i ricavi per posto-letto). Le differenze tra i due Gruppi appaiono piuttosto rilevanti soprattutto in riferimento alle seguenti voci:

A

B

Materie prime

4,50%

9,20%

Servizi

30,00%

35,00%

Personale

37,00%

31,00%

Ammortamento e svalutazioni

6,00%

3,00%

Altri oneri

6,00%

2,00%

Balza evidente come le differenze siano migliori per il Gruppo "B", che consegue un utile netto del 6,20% rispetto all'1,50% del Gruppo "A" il quale ultimo, tra l'altro, come è stato già rilevato in sede di analisi dei bilanci, lo ha realizzato unicamente grazie alle plusvalenze totalizzate all'esito di dismissione di alcune strutture sanitarie, in disparte delle quali non sarebbe stato nemmeno conseguito. Se si concentra lo sguardo sulle due macrovoci di costo "Servizi" e "Personale", in realtà in termini percentuali le differenze quasi scompaiono; le differenze attengono invece alla strategia organizzativa scelta, ovvero, nel primo caso, orientata alla gestione diretta del personale (per cui aumentano i costi alla voce "Personale"), mentre nel secondo caso l'outsourcing operato attraverso cooperative sociali (per cui aumentano i costi alla voce "Servizi"), si traduce in una maggiore flessibilità operativa. Infine, il costo superiore per materie prime imputabile al Gruppo "B" dipende dalla presenza nell'ambito dello stesso di una azienda specificamente dedicata alla ristorazione alla quale si ricorre in via diretta.

Se poi approfondiamo l'indagine andando a raggruppare le prime quattro voci per entrambe, corrispondenti ai c.d. "costi operativi" annessi al servizio reso, ci accorgiamo del fatto che, nonostante questi siano maggiori per il Gruppo "B" (83,20% rispetto all'81,50% del Gruppo "A"), questo Gruppo ha totalizzato un migliore reddito, dunque, considerato l'omogeneo carico fiscale e degli oneri finanziari in termini percentuali, risulta in tutta evidenza che la motivazione del fenomeno risale ai maggiori costi realizzati dal Gruppo "A" per "Ammortamenti e Svalutazioni" e per "Altri oneri".

Dedichiamo infine, alcune considerazioni nei confronti di due aspetti specifici, gli investimenti per il miglioramento della qualità dei servizi, e il livello delle tariffe applicate e il loro confronto con i costi globali in termini percentuali ed assoluti.

1. Investimenti. Dai bilanci emerge come gli investimenti rappresentino un elemento rilevante per poter operare nell'ambito delle RSA. Sia nel caso di costruzione di nuove strutture (Gruppo "B") sia nel caso di acquisizione di nuove strutture/società che detengono Case di Riposo ed RSA (Gruppo "A"), l'investimento rappresenta una "barriera d'ingresso" unitamente all'autorizzazione e all'accreditamento. L'entità delle "Immobilizzazioni" per i due operatori appena citati è pari a circa il 70% del loro Stato Patrimoniale Attivo, mentre la quota di Ammortamento Annuale incide sul rispettivo Conto Economico per pochi punti percentuali (6% per "A" e 3% per "B"). Attraverso i bilanci si evince una forte enfasi rivolta agli investimenti, che consentono di ottenere posti-letto aggiuntivi (acquisto nuove strutture, ristrutturazione di nuclei per accreditare posti-letto ulteriori) mentre, al contrario, non sono molte le risorse destinate al mantenimento in efficienza degli stabili e degli impianti, o per l'acquisto di arredi e attrezzature migliori nelle residenze già esistenti. La scelta, appunto, è di concentrarsi sulle strutture "nuove" che non necessitano, per alcuni anni, di manutenzione straordinaria, ma è altrettanto palese che la qualità dei servizi passa certamente anche per un livello ottimale di dotazioni impiantistico-strutturali degli immobili e delle altre attrezzature.

2. Tariffe. I due gruppi presi in esame beneficiano di un livello adeguato di tariffe, idoneo a consentire buoni livelli di redditività, che in una fase di debolezza che tocca tutti i settori economici, ed in particolare le famiglie e la Pubblica Amministrazione, dovrebbe condurre ad una seria riflessione circa l'evenienza di un loro ridimensionamento con evidenti benefici dal punto di vista etico. Infatti è stato rilevato come il Gruppo "A", il più grande in ambito nazionale, abbia ceduto una serie di RSA che non raggiungevano i target di profitto atteso, a causa di una scarsa occupazione di posti-letto date le mancate autorizzazioni rese dalle UVM delle AUSL, operazioni, queste ultime, che le hanno consentito di realizzare utili altrimenti assenti. Tutto ciò, seppur legittimo sul piano industriale da parte dei vertici della società, forse poteva essere oggetto di un preventivo confronto con l'AUSL di riferimento per cercare di individuare possibili alternative (le strutture cedute, ad es., insistono nella Regione Piemonte dove nel 2010 la Giunta Regionale ha emanato una Delibera di aumento tariffario del 5% medio).


[1] Costi Operativi

Dott. Aldo Di Virgilio - Tel. 340.7252549 - email: aldo.divirgilio@tin.it

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