Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 45

Voi lettori lo sapete meglio di me, visto che la maggior parte appartiene alla categoria, che gli avvocati italiani sono degli scioperati. Attenzione, non inalberatevi, avrei dovuto usare il termine scioperanti, lo so lo so, visto che sono in sciopero. Ma sarà poi corretto parlare di sciopero nel caso di una categoria prevalentemente composta da lavoratori autonomi?

Citando Wikipedia: "Per sciopero
s'intende ogni astensione collettiva dal lavoro di lavoratori subordinati promossa dai sindacati - ma è concepibile anche uno sciopero proclamato da gruppi intra-aziendali o interaziendali, senza alcun intervento del sindacato -, avente per finalità di ottenere, esercitando una pressione sui datori di lavoro, il miglioramento delle condizioni di lavoro rispetto a quelle disciplinate dal contratto collettivo nazionale di lavoro."
Da ciò deduco allora che non lo è poi tanto. Eppure gli avvocati (non tutti ovvio) si asterranno dal presentarsi in aula, bloccando processi e provocando non pochi disagi (e fastidi). Se dunque la loro azione di astensione provocherà un danno tangibile, ecco allora potremo liberamente parlare di sciopero a tutti gli effetti. E "chissene" se non c'è un datore di lavoro a cui rispondere del proprio operato. Questa astensione assume per me una connotazione di grande rivoluzione nel panorama degli scioperanti, perché finalmente si tratta di un vero e proprio atto di democratizzazione nel mondo del lavoro. Si apre una nuova era, in cui si dovranno abolire le differenze di diritti tra lavoratori dipendenti e indipendenti. Grazie avvocati dunque per aprirci la strada.

Quest'apertura è in realtà iniziata ben prima dell'affair Cancellieri o del basso gradimento nei confronti del Dl del Fare, con dei primi episodi di astensionismo verificatesi una quindicina di anni fa. Ma l'opinione pubblica ha iniziato a rendersene conto solo qualche anno più tardi, nel 2006. Da allora infatti sono stati ben 19 gli ordini di astensione arrivati dall'Oua. Nel 2006 ci furono ben 6 scioperi anti Bersani a suon di lenzuolate, nel 2007 uno per la riforma dell'ordinamento giudiziario, nel 2010 uno pro-riforma dell'ordinamento forense. Riforma concessa poi dall'ormai uscente governo
Monti. Il biennio più prolifico è stato il 2011/12, con il suo record di 9 scioperi per protestare contro la conciliazione obbligatoria. E dopo averne ottenuto l'abolizione, eccola di nuovo apparire con il Governo Letta. E da qui il la per un nuovo sciopero.

Questa volta lo sciopero avrà certamente ancor più clamore mediatico, causa lo slittamento dell'udienza di Schettino. Persino la CNN se ne è occupata e ha voluto sottolineare come il nostro sia un paese di eterni scioperati e scioperanti, e che dunque ben ci meritiamo il neo-declassamento da parte di Standard & Poors. Ma vorrei io fare una domanda alla signora giornalista statunitense. Secondo lei in un paese dove persino un Parlamento può scioperare è moralmente, o giuridicamente, possibile negare questa possibilità di far sentire la propria voce ai lavoratori italiani, quale che sia la categoria professionale di appartenenza? Ecco, l'ho lasciata io senza parole, vero?
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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