MEDIAevo n. 23 di Paolo M. Storani - E' già trascorso qualche giorno, ma il vulnus che ha creato sulla pelle martoriata della Giustizia italiana la sentenza di ...malpractice medica relativa alla tragica vicenda cilena di Stefano Cucchi non riesce ovviamente a rimarginarsi; un portale che parla di diritti resta basito.
Si attende, come in questi casi amletici, la motivazione, ma già il verdetto la dice lunga sulle incongruenze che rimarranno nella storia della magistratura italiana.
Anche perché in vicende processuali come quella di Stefano se la Procura della Repubblica non si attiva in modo incisivo, le parti civili hanno le armi spuntate con questa procedura penale.
Su Il Fatto Quotidiano in edicola il 10 giugno 2013 (quant'è bello il numero del lunedì, complimenti cari Antonio Padellaro e Ferruccio Sansa) c'è la caustica chiosa di Marco Travaglio: "Le scuse. 'Morte Cucchi, colpevoli solo i medici. E adesso chiedete scusa a quei tre poliziotti' (Il Giornale, 6.6)'. Commenta Marco Travaglio: "In effetti Stefano ostacolò a craniate l'attività dei loro manganelli, rischiando di danneggiarli: qualcuno deve pagare".
Scontata per noi la solidarietà più affettuosa ai familiari di Stefano Cucchi con un incoraggiamento particolare al loro legale, Avv. Fabio Anselmo, che tutelò anche la famiglia Aldrovandi: il Collega si sta battendo contro quel consueto muro di gomma di coperture ed omertà che chi vive in Italia, ormai mitridatizzato, conosce a menadito.
E' pur vero che le sentenze vanno rispettate, ma non dobbiamo rassegnarci a questo stato di cose.
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