di Anna Rita Micalef - I problemi delle separazioni sono problemi di dolori, di solitudini, di silenzi, che spesso sono l'aspetto principale che vivono poi anche i figli. Centrare troppo il messaggio della mediazione sul conflitto, che è ciò che fa appartenere la mediazione familiare a tutto il resto delle mediazioni, come fosse anche questa una ADR, è un grosso errore e, a mio parere, anche un grosso pericolo di confusione.

Il problema dell'elaborazione della separazione è quello di un complesso compito di ricollocazione dell'altro, è un problema di ridefinizione di una interazione, di un legame che permane. Ma non è un problema di cura patologica del conflitto dobbiamo ancora interrogarci se la mediazione è un qualcosa che agisce per curare le separazioni disfunzionali, o è uno spazio offerto per la gestione dell'interdipendenza che sopravvive alla separazione. Ritengo infatti che questo sia il tema più pertinente. Il tema dell'interdipendenza che sopravvive alla separazione è il tema che tutte le coppie che si separano devono affrontare. Che si separino bene o che si separino in maniera assolutamente disastrosa e distruttiva. Ma questo tema è presente in continuazione in tutte le coppie che voi possiate vedere in un'esperienza di separazione, a distanza di due giorni come a distanza di dieci anni dalla separazione, ed è per questo che la mediazione è un'offerta che non deve necessariamente andare bene per tutti, ma che comunque deve uscire dal ghetto della possibile idea della separazione patologica e disfunzionale, e andare a cogliere il punto dello spazio per gestire le relazioni familiari che sopravvivono, e sopravvivono, lo sappiamo in vari modi, sopravvivono con dolore. 

Una separazione può essere vissuta in due modi estremi: come una iattura da ignorare come se non ci fosse o come un dramma distruggente e senza scampo. Ma tra questi due estremi, che sono certamente estremamente patologici e disfunzionali, ci sia tutto il mondo delle separazioni a cui noi dobbiamo guardare per allargare la visibilità della proposta che stiamo facendo, ma perché siamo convinti non che sia un buon prodotto, ma che sia uno spazio che può essere utile a moltissime persone in qualunque momento della loro separazione.
Per alcune persone sarà molto utile all'inizio della separazione, per altre persone questo sarà possibile dopo un po', altre ancora lo prenderanno in considerazione magari a distanza di vent'anni. esistono tanti modelli quante persone vedo. Se proviamo a immaginarlo rispetto alle persone che abbiamo davanti ci porta alla conclusione che la nostra formazione, la nostra attenzione in mediazione deve essere sempre più portata a considerare quali sono le competenze e le richieste effettive delle persone che ci vengono a chiedere aiuto, che non chiedono percorsi terapeutici, percorsi elaborativi, ma degli spazi di ascolto e di aiuto su una difficoltà contingente. E ognuno di questi modelli necessità di una professionalità mirata e diversa È per questo che dobbiamo, e lo stiamo facendo, allargare la fascia di operatori, la fascia di professionisti che possono occuparsi della mediazione proprio nella consapevolezza che la mediazione, e lo spazio di mediazione, comunque deve essere uno spazio di alta professionalità, perché le persone devono essere garantite da chi trovano di fronte nel loro lavoro di questo percorso, e di non trovare di fronte a loro persone che introducono più o meno velatamente percorsi terapeutici, o che introducono, ad esempio, forme conciliatorie che non hanno nulla a che vedere con la mediazione familiare, in quanto in qualche modo sono sempre frutto di accordi che vengono un po' calati dall'alto Non tutte le coppie separate sono adatte alla mediazione; mediare è un atto coraggioso, che comporta lo stare dentro il conflitto per affrontarlo in modo costruttivo e scorgervi delle potenzialità e occasioni di confronto, la volontà e l'impegno di mettersi in discussione come persona e come genitore e cooperare con l'altro partner per il bene dei figli.
I benefici non riguardano soltanto il legame genitoriale, con una riduzione del conflitto e un aumento della comunicazione e cooperazione ma anche il livello personale, con un miglioramento della fiducia in se stessi. 
E' un percorso graduale di relazione, di ritrovata conciliazione prima con se stessi nel nuovo ruolo di genitore ( o non) separato e poi con il proprio ex, alternativo a quello giudiziario; un processo democratico che richiede e promuove reciprocità e cooperazione, che pone enfasi sugli interessi comuni piuttosto che su quelli individuali, che scoraggia la l'inganno e la menzogna a vantaggio dell' opera comune verso il medesimo obiettivo, uno sguardo sul futuro piuttosto che sul passato È un nuovo modo di affrontare la separazione che oltrepassa la logica del vincitore e vinto per premiare alla pari due buoni genitori che si impegnano nella condivisione della responsabilità genitoriale. La mediazione è una sfida, per le coppie e per chi la pratica, un investimento per il futuro dei legami familiari.Il mediatore proverà a ricercare il filo e di lasciarci guidare da esso alla scoperta della Via, quella via quasi sempre smarrita dalle coppie che si affacciano alla mediazione, smarriti in uno stato di fatto che la crisi coniugale ha creato e nel quale quella che prima era un' unica spiaggia assolata si è tramutata in un Acheronte di tenebre . 
Il mediatore sarà, in una parafrasi azzardata ma autenticamente vera, il loro Caronte , il nocchiero che li aiuterà a traghettare sulla loro separazione creando un ponte virtuale tra due sponde che si credono irrimediabilmente separate e immerse nell' Inferno.
di Anna Rita Micalef

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