"La povertà di conoscenze è l'anticamera della povertà economica". L'ha detto uno dei più autorevoli economisti viventi, non un cattedratico ma uno di quelli che hanno in mano le sorti del mondo tutti i giorni, Mario Draghi.

Per capire meglio come funziona il mercato globale immaginate un grande supermercato dove al posto delle marche ci siano i diversi paesi del mondo ognuno con i propri prodotti. Inevitabilmente le leggi della concorrenza spingeranno alla differenziazione dell'offerta e all'innalzamento della specializzazione.

Il che significa che se un paese non riesce a mantenere il passo degli altri in termini di conoscenza e innovazione è destinato ad un declino più o meno rapido. Il nostro paese è su questa china pur potendo contare su uno dei brand nazionali più affermati e amati come il made in Italy.

Come è stato possibile? Una risposta che scarichi le responsabilità sui nostri leader non è ammessa in quanto li abbiamo scelti noi. Quindi dobbiamo fare i conti con i loro/nostri errori e difetti, ma anche con i nostri pregi, la nostra unicità come popolo e come territorio.

Ad esempio perché non puntare sul nostro immenso patrimonio artistico gettando le basi per farlo diventare un volano per l'economia? Non penso solo al business turistico legato ad esso, ma anche e soprattutto alle conoscenze e alla specializzazione legate alla sua conservazione e valorizzazione.

I nostri errori sono stati soprattutto di tipo programmatico: non abbiamo saputo investire sulla formazione delle nuove generazioni e sulla ricerca, cosa che hanno invece fatto molti paesi concorrenti. Siamo ancora in tempo per rimediare, ma dobbiamo capire che dipende solo da noi e che non esistono scorciatoie per uscire dall'attuale depressione economica, ma solo strade maestre fatte di impegno serio nel presente guardando al futuro con altrettanta serietà e coscienza.
S. Soul

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