Nel 2010 l'Unione Europea aveva avviato un'indagine sulle esenzioni ICI che erano state concesse alla Chiesa nel periodo dal 2006 al 2011, anno in cui l'imposta è sparita per far posto all'IMU.

Ora la Commissione ha stabilito che quelle esenzioni concesse ai beni di proprietà della Chiesa erano da ritenersi come aiuti di stato non compatibili con quanto stabilito dalle regole della UE e dunque erano illecite.

La Commissione però non ha imposto all'Italia il recupero di tutte le somme non versate in quanto sarebbe di notevole difficoltà stabilire la loro entità visto che molti immobili sono suddivisi tra diverse destinazioni con parti adibite al culto e altre a scopi commerciali.

La Chiesa dunque non deve nulla allo Stato per quel che riguarda l'ICI, ma per l'IMU le regole previste sono diverse e l'Unione Europea ha riconosciuto che esse corrispondono agli orientamenti adottati in sede comunitaria. Insomma la nuova imposta municipale unica vede tra i soggetti passivi anche la Chiesa in linea con quanto prevede l'UE.

A dire il vero nel momento in cui il governo Monti, alla fine del 2011 aveva previsto l'IMU aveva mantenuto le stesse agevolazioni adottate in precedenza, ma nel mese di giugno 2012 aveva varato dei correttivi, correttivi che aveva richiesto l'Europa e che mettono la Chiesa sullo stesso piano di tutti gli altri possessori di immobili. Il pronunciamento della Commissione europea ha definitivamente chiarito la necessità dell'eliminazione delle esenzioni


La normativa IMU che ha ricevuto il placet della UE recita che gli immobili sono esenti dall'imposta nel caso in cui in essi vengano svolte attività non commerciali in cui si esplichino anche servizi di carattere sociale come assistenza, cura ed educazione purché essi siano gratuiti o richiedano una retta minima.

Va notato che per retta minima si intende una quota simbolica o al massimo una cifra che non deve superare la metà del corrispettivo che viene chiesto in strutture analoghe. Ciò significa che alberghi, ostelli, ma anche scuole private appartenenti a enti no profit o a comunità religiose dovranno ridurre le tariffe se intendono essere esentati dall'imposta, mentre gli istituti di cura e ospedalieri saranno esenti solo se accreditati presso lo Stato. 

Oltre a ciò, le strutture no profit non potranno distribuire gli eventuali utili derivanti dall'attività svolta negli immobili, ma potranno solo reinvestirli in attività di utilità sociale e di solidarietà. Per tutte le costruzioni che sono adibite in modo misto è invece previsto il calcolo della percentuale delle superfici adibite a spazi commerciali.

In particolare l'IMU andrà a colpire le migliaia di edifici adibiti a scuole cattoliche o di altre fedi che dovrebbero proporre agli alunni rette pari alla metà di quelle imposte da altri istituti scolastici privati ma laici.

Lino Ginetti


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