Domani in seconda serata il canale Rai Storia trasmetterà un documentario intitolato Benvenuti al mondo, parte del progetto Why poverty, un reportage sulla povertà che implica la domanda "meglio nascere poveri o morire poveri?". Una bella differenza per i 130 milioni di bambini che nascono ogni giorno sotto la soglia della sopravvivenza, destinati da subito a morire o sopravvivere, più che sopravvivere.

Il conduttore, Brian Hill, ci accompagnerà in un viaggio tra questi piccoli poveri, nati senza alternative. Bambini cambogiani che vivono in famiglie (numerose) con a disposizione un dollaro al giorno; bambini della Sierra Leone destinati nel 50% dei casi a non compiere un anno di età. E persino bambini statunitensi che potrebbero diventare uno degli 1,6 milioni di senza tetto.

Un panorama raggelante. Che però porta inevitabilmente a riflettere sulla domanda di cui sopra. Forse meglio nascere poveri; non conoscendo cosa sia l'agiatezza non la si potrà mai rimpiangere. Con il piccolo inconveniente che molto probabilmente si morirà per questa condizione. Allora meglio nascere agiati, perdere tutto e morire in povertà. Beh se tra il perdere tutto e l'essere seppellito il tempo intercorso fosse ridotto a poche settimane, forse ce la si potrebbe fare a sopportare questa condizione. Peccato invece che molti sperimentano il passaggio vivendo in indigenza per parecchi anni, soprattutto in quelli più delicati dell'anzianità.

Ammettiamolo, nessuna delle due condizioni ci pare accettabile. Eppure molti italiani dovranno adattarsi alla condizione di nuovi poveri, grazie alla crisi economica che si sta rivelando peggio di quel che si prevedeva. E peggio ancora del 2012 sarà il 2013, come Donna Camusso tuona.

I dati Istat parlano chiaro, tutto nero su bianco, la situazione occupazionale è davvero preoccupante, senza alcuna discriminazione tra donne e uomini. Tutti uguali di fronte alla crisi. I numeri sono da brivido (per rimanere sempre in tema invernale), ben 2,9 milioni di disoccupati, 93mila in più rispetto a settembre. Qui si tratta di aumenti esponenziali che non vanno sottovalutati.

Per carità molti dei disoccupati erano in precedenza inocuppati per scelta, magari mamme che avevano deciso di comune accordo con il proprio marito di non lavorare più per dedicarsi a bimbi e casa; e che grazie alla crisi, ed alle tasse infinite da pagare, hanno dovuto rimettersi in campo, senza però aver ancora trovato un posto di lavoro.

Ed anche molti politici sono di questa idea. Da Fini a Bersani a Maroni, a prescindere dal proprio credo politico, si sono rivolti al Governo con un vero e proprio accorato appello, individuale ma comune. Su un punto soprattutto: la disoccupazione giovanile. Troppi i giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro.

Aspettando che Bersani molli il posto a Renzi per iniziare un gesto di sostegno alle forze giovani, appunto, Fini auspica un Governo che riesca a "rimuovere le disuguaglianze, premiare il merito e investire sulla formazione". Un sogno. Maroni vorrebbe un passo da gambero di Monti, o meglio "fallimonti", per poter rimediare ad un "tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre e' al 36,5%, il livello più alto dal 1992".

Sia quel che sia. Potremmo essere presto poveri. E scordiamoci di essere pure belli. Nn siamo certo negli anni '50.
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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