
Altro punto che quasi certamente si cambierà è il taglio di fondi previsto per i singoli comuni, dati i risultati negativi di molti comuni sulle previsioni di gettito Imu. In comuni come Lecce ha raggiunto a malapena un terzo, con la prospettiva dunque di dover tagliare sugli stipendi (le famose tredicesime da far saltare) dei propri impiegati pubblici. Per evitare una sommossa generale forse i tecnici hanno optato per un ammorbidimento. Così come riguardo alla riduzione delle province, alcune (Terni, Isernia e Matera) si manterranno, per poter applicare la regola del due. E cioè per ciascuna Regione minimo due province, come da emendamento voluto dai relatori; e pazienza se non rientrano nei parametri elettivi. Oltre al fatto di aver preso atto che in quasi tutti i comuni italiani pesano moltissimo sui bilanci i residui attivi, cioè delle entrate contabilizzate si ma non ancora riscosse, come ad esempio tutte le vecchie multe. Soldi che ormai si danno per persi.
Molto probabilmente si rivedrà anche la voce sulla privatizzazione di società appartenenti ad enti locali: ne saranno escluse infatti quelle che svolgono funzioni amministrative ma non sono centralizzate. Non ci sarà invece il tanto sperato (dai sindacati soprattutto) aumento del numero di esodati che potranno accedere a benefici e sostegni economici pre-pensionamento.
Insomma ancora qualche giorno (o forse meno) e avremo idee più chiare (!) di ciò che ci aspetterà. Oops, dimenticavo, tra le altre proposte alla Camera (extra spending review, ma che comunque toccherà a noi onorare) è anche passata quella di Catia Polidori di introdurre l'Iva del 4% sull'arredamento (non solo su quello di lusso o design, of course!).

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