VALERIA CAVALLI scrive a POSTA e RISPOSTA - puntata n. 331 alle h.13:14 del 4 luglio 2012 ed il suo stile incisivo mi colpisce subito. Le lascio la parola (con un caro saluto a mamma Jeannine, altra nostra visitatrice) per la significativa problematica che la lettrice torinese solleva: "Egregio Avvocato, La ringrazio io per la Sua rapidissima risposta e per la Sua disponibilità. ...Né io, né mia madre siamo nel settore giuridico, ma le newsletter dello Studio Cataldi sono interessanti ed utili per tutti. Il problema che desideriamo sottoporle è semplice: nel giro di un anno il nostro condominio ha già ricevuto 2 multe
dai vigili di Torino perché l'AMIAT ha rilevato nei cassonetti della spazzatura ordinaria oggetti che, secondo il tecnico che ha fatto il rapporto, non andavano lì depositati (cartone, una coperta ed altro materiale). Innanzitutto io sostengo che in mancanza di un'informazione ufficiale, cartacea e diffusa in modo capillare sull'obbligo di NON mettere tale e tale materiale nei rifiuti ordinari, queste multe siano assolutamente contestabili. Il sito internet non è da considerarsi luogo di informazione, perché questo mezzo di comunicazione non è ancora diffuso presso tutti i cittadini (pensionati, extracomunitari, persone che non hanno il computer, ecc...) Ho recentemente preso contatto con l'ufficio della Provincia che si occupa della differenziata, ove l'Arch. ha ammesso di non aver ancora distribuito a tutti le guide per il riciclaggio. Quindi parliamo di multe
antecedenti la specifica campagna informativa. Supponendo che alla luce di questi fatti vi siano gli estremi per un ricorso, insieme ad alcuni condomini abbiamo incaricato la nostra amministratrice di richiedere le prove di quanto asserito dal tecnico AMIAT (per la seconda multa, perché la prima è ormai vecchia). La prova fotografica non è certo sufficiente perché, ad esempio, bisogna essere sicuri che il cartone non fosse sudicio, giacché, come tutti sanno, per essere riciclata la carta deve essere pulita, senza nastro adesivo e senza punti metallici. A parer mio queste multe sono comunque inique: l'essere umano non è una macchina, vi sono persone anziane che non cambieranno mai più le loro abitudini e per loro la spazzatura è tutt'uno, vi sono stranieri che fino a poco tempo fa non avevano nemmeno i servizi igienici a casa loro, tante persone non sanno neppure distinguere il cellophane dalla carta, oppure pensano che poi ci sarà un omino che farà il lavoro di separazione per loro e così via. La situazione diventa ancora più paradossale quando il Comune pretende che un singolo cittadino, giovane od anziano che sia, prenda armi e bagagli per andare fino al punto di raccolta a liberarsi di una vecchia coperta sudicia. Si direbbe una multa sulla vita: sull'essere più o meno colti, più o meno intelligenti, sull'avere o meno il tempo ed i mezzi per spostarsi da un capo all'altro della città. Ovviamente, per evitare le multe finiremo per mettere nei cassonetti della differenziata tutto quel materiale non riciclabile che l'AMIAT non vuol vedere nei cassonetti ordinari, perché, contrariamente a quel che si legge sull'articolo della Stampa http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica_conteverde.asp?ID_blog=93&ID_articolo=247&ID_sezione=169 il Comune accetta senza batter ciglio che nei cassonetti della differenziata venga abitualmente gettato materiale misto, non conforme alla richiesta, che sicuramente va ad inficiare il riciclaggio di tutto il contenuto (i macchinari non sono onnivori). E qui viene il punto essenziale: Dov'è l'errore? Forse che il Comune di Torino faccia solo finta di riciclare? Proprio perché sono una "greeny" della prima ora, incallita riciclatrice fin dagli anni ‘70, sono scandalizzata per questa palese presa in giro dei Torinesi. UNO, perché ci derubano con le multe, DUE perché bluffano e ci truffano due volte. A Suo parere c'è modo di cambiar qualcosa? La ringrazio in anticipo per la Sua cortese attenzione e porgo distinti saluti Valeria Cavalli, Torino P.S. Altra iniquità di cui potremmo parlare se La interessa: alcuni quartieri, ma non tutti, sono stati obbligati a tenersi i cassonetti all'interno dei cortili, dovendo così affrontare maggiori spese degli altri (non meno residenziali), per pagare il personale che li mette sul marciapiede al passaggio dell'AMIAT". - Cara Valeria, per il momento ho voluto dare spazio alla Tua garbata e documentata protesta che intendo sottoporre al vaglio del Tribunale dei lettori di Studio Cataldi che hanno il form sottostante per esprimere le proprie gradite considerazioni ed esperienze personali. Aggiungo soltanto che l'articolo cui rimanda Valeria è quello pubblicato da La Stampa, di cui anch'io sono assiduo lettore da sempre, in data 30 mag '11 a firma di Alessandro MONDO. Certo, un po' di dialogo con la cittadinanza da parte degli amministratori comunali, specie in un periodo come questo, in cui tanto (troppo) si pretende da sudditi tartassati, non guasterebbe proprio. Come possa poi reggere al controllo giudiziale un atto irrogativo di sanzione al cospetto della più completa dubbiosità in ordine alla provenienza del materiale rinvenuto nei cassonetti (esclusi i casi di rei confessi, s'intende!) soltanto l'Azienda sabauda può dircelo. In pratica, come fa l'Amiat a ricondurre al condominio (chi del condominio?) ubicato dirimpetto all'area cassonetti la condotta di inserimento del rifiuto anomalo nel cassonetto improprio?
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