In un momento in cui la crisi economica si fa sentire, il tema dell'immigrazione diventa un argomento scottante: il fenomeno però è evidente anche in Spagna, nazione che negli ultimi decenni è intervenuta con una riforma, proprio come in Italia, Portogallo e Grecia. Il primo fronte d'immigrazioni in Spagna si è registrato nel 1985, con immigrati di provenienza prevalentemente europea: nel decennio successivo, anche grazie al mercato del lavoro spagnolo, si è potuto assistere ad un'ulteriore ondata di immigrazione. Osservando i dati, è possibile costatare come nel 2000 vi sia stata un'ondata migratoria con l'ingresso in terra iberica di ben 1.000.000 di immigrati: le istituzioni hanno quindi promosso un'integrazione di questi individui all'interno della società iberica. Già nel 1995, la Spagna ha introdotto una legge sulle politiche migratorie, che sembrava restrittiva: con la crescita economica, però, la normativa è diventata più liberale. Nel 2000 vi è stata una nuova modifica alla politica dell'immigrazione, con nuove norme sull'immigrazione irregolare, semplificando l'espulsione dei clandestini, fissando un limite massimo di 30.000 permessi di lavoro per anno. Nel 2004, il Governo Zapatero è intervenuto nuovamente sulla politica migratoria, con l'ampliamento dei canali utili per entrare nel paese e maggiore possibilità di proporsi per il lavoro stagionale. In seguito, è stata approvata la sanatoria per tutti gli immigrati che non avevano commesso reati penali, presenti da tre anni in Spagna prima della data di stipula del contratto e con regolare assunzione. Nel 2009, poi, il Parlamento spagnolo ha apportato una riforma alla legge sull'immigrazione - la quarta in otto anni - con lo scopo di garantire i diritti fondamentali agli stranieri arrivati in Spagna, con nuove norme sugli immigrati minorenni senza accompagnatori con l'assistenza da parte di enti privati e dalle ONG. Anche il ricongiungimento familiare e delle coppie di fatto vennero agevolati, mentre che è stata intensificata la lotta all'immigrazione clandestina. La riforma ha aumentato il tempo di permanenza presso i centri per immigranti da 40 a 60 giorni: così, per una domanda di ricongiungimento, si dovevano attendere almeno cinque anni con residenza legale in Spagna, peraltro, con una limitazione al ricongiungimento per soli coniugi, discendenti diretti e genitori con più di 65 anni, fatta esclusione per i casi umanitari. È stata poi introdotta una multa pari a 10.000 euro per l'assistenza al soggiorno irregolare di un immigrato, cifra utile per il rimpatrio ed altre spese solitamente a carico dello Stato. Per tutti gli immigranti irregolari, inoltre, veniva rilasciata un'autorizzazione provvisoria per la tutela della persona con residenza anche per le donne vittime delle tratte degli immigrati che collaboravano entro 30 giorni nella ricerca del trafficanti. Quindi, è stato introdotto il rientro volontario per i disoccupati, con circa 100.000 adesioni, con meno di 4.000 immigranti disoccupati che hanno accettato di tornare nel proprio paese rinunciando al permesso di soggiorno ed all'ingresso in Spagna per almeno 3 anni. Per gli imprenditori interessati a fare business in Spagna è disponibile una comparativa fiscale con pratico esempio al seguente link:COMPARATIVA FISCALE ITALIA - SPAGNA
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