Anche un ex fuzionario può dare un contributo sostanziale ad un'associazione mafiosa. Poco importa che i rapporti con la pubblica amministrazione si siano interrotti per il collocamento a riposo. Lo afferma la sesta sezione penale della Corte di Cassazione che ha convalidato l'obbligo di soggiorno nei confronti di un ex direttore di un'agenzia del demanio indiziato di appartenenza ad un'associazione mafiosa. Secondo l'accusa l'uomo si era attivato per aiutare una famiglia mafiosa a riacquistare dei beni confiscati. A nulla rileva il fatto che sia andato in pensione dato che comunque, spiega la Corte, può mettere a frutto l'esperienza maturata negli anni di attività. L'ex funzionario a sua difesa aveva evidenziato di essere andato in pensione e che per questo era venuta meno la possibilità "di prestare la propria opera a favore dell'associazione mafiosa" e non ci sarebbe stato quindi il "requisito dell'attualita' della pericolosita' sociale". Secondo la suprema corte però "la risoluzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione non eslcudeva che" l'indagato "potesse continuare a collaborare con l'associazione mafiosa mettendo a frutto l'esperienza lungamente maturata nello specifico settore e sfruttando, per i fini propri dell'associazione, le amicizie e le relazioni personali matutare in ambito lavorativo perpetuando il rapporto sinallagmatico con il sodalizio".

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