Caro Zibaldone, compare nella mia casella di posta elettronica un'offerta di Tiscali di "3 libri di Fabio VOLO al 90% di sconto": non è specificato il prezzo al chilo; pazienza, parto senza per Roma - meta la Terza Sezione della Cassazione, aula ventisei, quarto piano, ascensore 3, intitolata alla memoria di Gianfranco MANZO - ed è con me un libro molto caro che ho inserito in valigia: "Ulisse avverso Abramo" che ha come sottotitolo "archetipi ed avventure dello sguardo occidentale". Lo acquistai esattamente il 14 lug '11 presso la libreria Rinascita di Piazza Roma ad Ascoli Piceno. Lo ha pubblicato quest'anno la casa editrice Cattedrale di Ancona. Un volumetto che tiene i neuroni vispi. Per leggerlo ci vogliono appena due ore, per scriverlo penso quarant'anni di buone letture. "La poesia (come GALIMBERTI, sulle orme di NIETSZCHE e di JUNG, lascia capire) è ... un bisogno nativo e sorgivo (finanche pre-verbale) annidato nella profonditá degli strati germinali dell'io, ed è quindi per definizione un linguaggio primario" sono espressioni forti e dolci allo stesso tempo. Ho l'abitudine di scrivere data e luogo dell'acquisto sulla terza di copertina.
Talora aggiungo una nota di una riga con il mio stato d'animo del momento. Lo ha scritto un magistrato ordinario, il dott. Alessandro CENTINARO. Sulla parete scrostata di colore ocra giallo della stazione di Gualdo Tadino sta scritto "l'amore? Che senzo (n.d.r.=sì, con la zeta di Zorro) ha se devi soffrire". Impressiona il raccoglimento che ti attanaglia sul piazzale avanti alla stazione di Terni ove campeggia la grande pressa dell'acciaieria, un mostro d'acciaio dal cuore tenero per i cittadini ternani riconoscenti, ora oppressi dalla terribile crisi occupazionale; vorrei sottoporre alla platea dei lettori di Studio Cataldi un quesito brutale ed 'esistenziale' ma le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione di San Martino 2008 non si adontino: si può tornare dal funerale di un figlio? Mi accorgo sgomento che il mio atteggiamento verso chi ha patito tale atroce sventura muta: non so se cambiano loro (eccome se cambiano!), di certo cambio io. Sono più delicato nei modi, più attento nelle mie espressioni all'impatto emotivo che potrebbero suscitare. Quando a gennaio '12 discuterò il processo penale relativo alla morte del ragazzo Daniele, falciato giovanissimo sulla strada, e dovrò parlare dell'orientamento del rivolo di sangue per stabilire la collocazione del corpo sul campo del sinistro, starò attento a misurare le parole che potrebbero colpire i genitori: sempre presente la mamma Sandra, che sembra una Madonna piangente insieme ad Alfredo, il papà. Hanno lei l'età di mia moglie e lui la mia.
Come fanno i rappresentanti delle forze dell'ordine a telefonare ai genitori per l'agghiacciante annuncio? Non so. Un giorno proverò a domandarlo a qualcuno dei miei amici carabinieri e poliziotti, che riconosco quali padri e madri responsabili, dove trovano la forza, dove il coraggio: non so. Sul greto del fiume Tronto giace un ragazzino di sedici anni e si chiama Giorgio; ha due occhioni grandi e molto belli; labbra ben disegnate che lasciano immaginare una vaga, primizia di peluria dei baffi, appena un'ombra; e c'è sempre in famiglia uno zio, il mio si chiamava addirittura Eutimio e ci ha lasciati da poco, che ti intima di non tagliarli perchè sennò hai la schiavitù di raderti prima del tempo; poteva lo zio Eutimio immaginare che baffi e barba mi avrebbero accompagnato tutta la vita? Pare che Giorgio sia venuto giù dal ponte dopo un volo di venti metri.
D'istinto ripenso alle note di De Andrè su Marinella, "che sei volata in cielo su una stella - e come tutte le più belle cose - vivesti solo un giorno - come le rose". Fabio STASSI è un autore poliedrico che ho preso ad ammirare da non molto: è stato amore a prima lettura. Pubblica con minimum fax, casa editrice gioiello che sta a Ponte Milvio, a Roma. Di mestiere fa il bibliotecario alla 'Federico Chabod'. In special modo è, però, un reduce da sedici anni di pendolarismo sulla tratta Viterbo (per il caro Fabio "una provincia scavata nel tufo, tra pini e castagni, con un errore di mare nell'aria")-Roma via Orte. Gianni MURA lo reputa il più sudamericano tra i nostri autori; io opto per il treno perché mi consente di lavorare, di scrivere e di leggere, di rispondere al telefono o di negarmi, di chiamare chi mi pare, di sgranchirmi le gambe e di far pipì quando mi scappa. Noi che usiamo il treno siamo rassegnati, due carrozze nel gelo e due riscaldate all'inverosimile ed un'ironia di fondo delle Ferrovie dello Stato: il treno di Fabio STASSI (iniziali FS! Nomen omen) si chiama Freccia dell'Alto Lazio anche se forse impiega più tempo della medesima linea ferroviaria di cento anni fa, mentre la mia si chiama Regionale Veloce. Un'autrice televisiva di Rai1 che talora mi interpella per problematiche giuridiche me lo ha ribattezzato, tra mestizia ed ironia, "il treno della speranza". Colta dal delirio per le ottime Frecce Rosse ed Argento dell'alta velocità, Trenitalia tiene le linee locali in condizioni pietose e sono sempre a rischio di chiusura perché reputate di nessun interesse nazionale. Poche corse centellinate e mal pianificate; in seconda classe si sta spesso stipati come predestinati al lager. Coincidenza al bacio. Il viaggio è uno choc acustico continuo e dà una stanchezza psico-fisica che si acuisce col tempo, diventando sempre più corrosiva. "Le coincidenze - sostiene Fabio STASSI sullo splendido magazine di settembre '11 di 'E' di Emergency diretto da Gianni MURA - sono come delle amanti scontrose e impulsive, non aspettano". Quando debbo lavorare tranquillo spendo qualche euro di più e prendo la prima classe, che è un clone della seconda, non ha presa di elettricità per cellulare e notebook, ma in compenso si sta meno accalcati e senza valigie metalliche nelle tibie del maleducato di turno. L'Eurostar delle Marche si chiama Freccia Bianca ma si guasta con frequenza impressionante ed è quasi sempre in ritardo; quando vado allo sportello per far domanda di rimborso del biglietto, che poi i soldi arrivano tempo qualche mese, l'addetta mi risponde: "Si è guastato anche oggi?" ed è scomodo ed opprimente, anche se costa una tombola in rapporto al pessimo servizio che rende. I bagni espongono i malcapitati ad imprese avventurose anche di speranzosa ricerca di uno funzionante. Un giorno andavo a Roma per un seminario di Marco ROSSETTI ed ero appena partito da Fabriano: ultimo vagone. Il tempo di sistemarmi e non ti vedo il macchinista che di corsa si piazza nel mio vagone: a porta aperta cerca con grande abilità di pilotare a folle ed in retromarcia il locomotore, che non rispondeva più ai comandi, verso il rientro in stazione a Fabriano. Come i gamberi. Sfrutta abilmente la naturale pendenza del terreno. E mi sorprende la bravura di questa persona: tutti facciamo una sorta di tifo (in Brasile si è soliti applaudire il pilota dopo l'atterraggio aereo) e mi immagino i problemi che deve affrontare ogni giorno il macchinista di un treno. E se apre bocca magari lo licenziano con un pretesto. Alcuni aspiranti ad un concorso della Polstrada di Foligno chiedono al capotreno di avvisare in caserma che faranno ritardo, minimo di un paio d'ore. Trenitalia ottiene dalla Polizia di Stato che verranno esaminati non appena potranno arrivare alla sede del concorso. A raccontarlo non ci si crede: una notte da lupi ho aiutato a scongelare la littorina, così la chiamiamo tutti perché deriva dall'epoca dei fasci; da Fabriano porta a Civitanova. Nella Freccia Bianca lo spazio per i bagagli è esiguo ed ho anche dovuto cambiare trolley per un modello più piccino. Mia moglie mi dà la notizia atroce con raggelata cautela. Sa che conosco il papà di Giorgio, Alessandro, che di lavoro fa il magistrato presso la Corte di Appello delle Marche. Mi ha accompagnato in totale semplicità in occasione dei seminari che ho tenuto presso la Sezione Distaccata di San Benedetto del Tronto, amena località balneare che funge da sede meridionale per i corsi di aggiornamento per la magistratura onoraria (Got, Pm d'udienza e Giudici di Pace) delle Marche. Io, che pensavo alla saggezza giuridica di questo Giudice in rapporto al mio modesto armamentario teorico-pratico, un certo timore reverenziale lo nutrivo. Invece il dott. CENTINARO mi ha messo a mio agio, con sobria premura. Si è seduto tra il pubblico. Ha un segreto: scrive poesie spontanee di lirismo e sensibilità rari. Mentre il regionale correva verso Roma avevo un magone che non saprei esprimere. Quel libriccino scovato chissà come ad Ascoli mi ha tenuto affettuosa compagnia. Mi pareva di ascoltare la voce dell'Autore. Non sono riuscito a formare quel numero di telefonino che il dott. CENTINARO mi aveva dato in caso di problemi organizzativi dei corsi di formazione. Non ne ho trovato il coraggio. Si può tornare dal funerale del proprio figlio? Norberto BOBBIO vecchio se ne stava seduto alla scrivania del suo "grande studio, tappezzato alle quattro pareti di libri sempre più inutili, illuminato da due grandi finestre di cui una guarda la collina, l'altra, attraverso un corso lunghissimo, alle montagne lontane" richiamando alla mente ragazzi di immenso valore che non conobbero la vecchiaia. La morte di Leone GINZBURG in un carcere romano durante l'occupazione tedesca, il suicidio di PAVESE. "E ti domandi ancora perché" scrive Bobbio. Ma "tu non puoi cancellarli come se non fossero mai esistiti. Nel momento in cui li richiami alla mente li fai rivivere, almeno per un attimo e NON SONO MORTI DEL TUTTO, non sono scomparsi completamente nel nulla" ci insegna il "De Senectute", l'opera più dolce e struggente di Bobbio anziano che Einaudi ha pubblicato in catalogo nel '96 e nel '06 nella collana "Gli Struzzi". Per me il passo più toccante dell'intera opera bobbiana è il ricordo di una sorellina, "una bambina vissuta tre giorni. Papà e mamma ne parlavano spesso quando eravamo piccoli ...". Che la terra sia lieve per te, uomo in fieri Giorgio, maturità sorprendente espressa in versi di bambino, e che i tuoi familiari trovino la forza di rallegrarsi per i pochi ma densi anni che hai donato loro.
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