Rischia una condanna per ingiuria chi insulta un lavoratore sul luogo di lavoro e davanti ai suoi colleghi pronunciando ad esempio l'espressione "lei dice solo stronzate". E' quanto si evince dalla sentenza n. 37380 del 17 ottobre 2011 con cui la Corte di Cassazione annulla con rinvio la sentenza emessa dal Giudice d'Appello che assolveva un Preside di un Istituto scolastico, per insussistenza del fatto, dall'imputazione del reato di cui all'art. 594 cod. pen. In particolare la Corte Suprema afferma che "dei beni che costituiscono l'oggetto giuridico del reato in discussione, l'onore attiene alle qualità che concorrono a determinare il valore di un individuo, mentre il decoro concerne il rispetto o il riguardo di cui ciascun essere umano è comunque degno; il giudizio sulla lesione effettiva di detti beni non può pertanto prescindere dal considerare se, rispetto all'ambiente nel quale una determinata espressione è profferita, la stessa si limiti alla pur aspra critica di un'opinione non condivisa ovvero trasmodi nello squalificare la persona destinataria rispetto ai profili appena indicati". Nel caso in esame - si legge nella parte motivata della sentenza
- "la collocazione dell'episodio in una riunione di colleghi, quotidianamente impegnati in un'attività professionale comune a quella del soggetto passivo e la provenienza dell'espressione contestata da un immediato superiore di quest'ultimo sono elementi sicuramente rilevanti nel definire l'incidenza lesiva della condotta, e la cui portata doveva pertanto essere esaminata ai fini di un compiuto giudizio sull'esistenza o meno di un pregiudizio per l'onore e il decoro della parte offesa nel proprio ambiente lavorativo ed umano".

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