La spesa pubblica italiana, al netto degli interessi sul debito, è cresciuta di 141,7 mld di euro in dieci anni, tra il 2000 e il 2010. L'aumento è pari al +24,4%. Lo scorso anno è stata toccata quota 723,3 mld di euro, con un rapporto sul Pil del 46,7%, ovvero 6,8 punti in più rispetto al 2000. Lo Stato ha speso 11.931 euro per ciascun cittadino italiano, 1.875 euro in più rispetto a dieci anni prima. Il 93,2% del totale della spesa pubblica è imputabile alle spese correnti (riconducibili per 2/3 agli stipendi dei dipendenti pubblici e per il restante alle prestazioni sociali). Gli esperti della CGIA evidenziano che i redditi dei lavoratori del pubblico impiego, sono aumentati del 12, 9% negli utlimi dieci anni, sebbene lo stock dei dipendenti della Pubblica amministrazione abbia subito una netta contrazione. I consumi intermedi (ad esempio gli affitti, l' energia elettrica, l'acqua e il gas), sono cresciuti del +24,9%, così come le prestazioni sociali, che hanno registrato un aumento del 24,6%. Incrementi considerevoli anche negli acquisti di beni e servizi destinati ai privati, come medicinali e apparecchiature sanitarie: +34,6%, "Il trend di crescita registrato dalle uscite pubbliche nell'ultimo decennio - afferma Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre - dimostra che è necessario invertire le politiche di bilancio sin qui realizzate. Non è più possibile agire prevalentemente sul fronte delle nuove entrate per riportare in ordine i nostri conti pubblici. Bisogna, invece, intervenire sulla spesa pubblica improduttiva.
In questi giorni sentiamo echeggiare, dopo che i cittadini hanno subito in questi ultimi mesi una raffica di nuove tasse ed imposte, la possibile introduzione di una patrimoniale o, come ha suggerito la Banca d'Italia, il ripristino dell'Ici sulla prima casa. Se ciò si verificasse, darebbe luogo ad un ulteriore aumento del carico fiscale che deprimerebbe ancor più la capacità di spesa delle famiglie italiane che già oggi si trovano in una situazione di estrema difficoltà".
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