La manovra di Palazzo Chigi in tema di servizi pubblici locali è un tentativo di scippo della volontà referendaria. Lo afferma il Codacons spiegando che il Governo "ne è implicitamente consapevole, visto che ha escluso dalla nuova disciplina i servizi idrici. Peccato che l'articolo sottoposto mesi fa a referendum, il 23 bis del decreto legge
25 giugno 2008 n.112 riguardasse non solo l'acqua ma tutti i servizi pubblici di rilevanza economica, ivi compresi, dunque, rifiuti e trasporti, ora inclusi nelle nuove norme". Ora la nota associazione dei consumatori annuncia battaglia: da un lato chiede l'intervento del Capo dello Stato dall'altro annuncia iniziative legali per portare la questione dinanzi alla Corte Costituzionale. Secondo il Codacons "i punti in cui si prevede la cessazione obbligatoria dell'affidamento in house o che il socio privato abbia non meno del 40% del capitale, sono una riproposizione di quanto già abrogato dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani". Si tratta di una norma illegale che è stata inserita "approfittando dell'importanza di una manovra urgente". Secondo il Codacons "occorre che l'affidamento in house sia consentito anche oltre 900mila euro e che, per quanto sia resa possibile la gestione privata delle reti, sia data libera scelta di restare con una gestione del servizio totalmente pubblica".

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