È reato accusare una persona che ha a che fare con la pubblica amministrazione di farsi " i c... suoi". Lo ha stabilito la Corte di Cassazione spiegando che si tratta di un'espressione che non può di certo rientrare nel legittimo diritto di critica e che anzi costituisce una "espressione volgare e inutilmente aggressiva" che peraltro allude a scelte o iniziative prese in violazione di regole comuni. Sulla base di questo principio la quinta sezione penale della Corte (sentenza n.28424/2011) ha accolto il ricorso della Procura contro una sentenza
di assoluzione accordata un consigliere comunale accusato di diffamazione. Il consigliere aveva affermato davanti a più persone che la responsabile del nucleo commercio e polizia sanitaria di un piccolo comune "con il mercato si e' fatta e continua a farsi i c... suoi". Il giudice di pace che si era occupato del caso non aveva trovato nulla di male nell'espressione ed aveva assolto l'imputato dal reato di diffamazione considerando che si trattava di un'espressione rientrante nel diritto di critica dato che il consigliere comunale voleva solo attaccare l'attività pubblica e istituzionale di quella persona e non mettere in discussione le sue qualità morali.
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